Chi naviga nel mondo di facebook incrocia sempre l’espressione “mi piace” da cliccare o meno. Ognuno di
noi, sulla sua bacheca, può condividere i propri stati d’animo, appuntamenti,
musica e parole. In un certo senso, l’evangelista Giovanni lo possiamo
considerare un precursore dei social network, perché era convinto che noi siamo
fatti di ciò che ascoltiamo, vediamo, condividiamo … Ricordiamo le prime parole
della sua Lettera: “… ciò che noi abbiamo
udito, ciò che noi abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che le nostre mani hanno toccato” (1Gv.
1,1) E con il Vangelo prima proclamato, pochi versetti tratti dal lungo
monologo di Gesù, condivide con noi un link
da cliccare: l’incontro notturno con Nicodemo. Altri suoi links, se ricordiamo, li abbiamo
condivisi in Quaresima: la Samaritana, il cieco nato, Lazzaro.
Dio è uno solo, ma non
è solo. In se stesso non è solitudine ma comunione. E’ dono e gioia di relazione.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio…” (Gv 3,16). Questo versetto è il cuore di tutto il Vangelo. Il
Credo che noi diciamo o cantiamo alla Messa è attraversato in filigrana da un altro
articolo di fede: io credo nell’amore di
Dio. L’amore non può essere solo, è sempre plurale. Qui sta il “perché”
della Trinità, che non è un freddo distillato teologico, un rompicapo celeste, uno
strano esercizio aritmetico (1=3 e 3=1), un mistero neutro, scarico di
indicazioni operative per la nostra vita terra-terra.
Dio per crearci si è
guardato allo specchio. Noi siamo abbracciati dal mistero della Trinità, tre
Persone uguali ma distinte. Essa è l’immagine provocatoria di quello che
dovrebbe essere il nostro stare come armonia di differenze. Noi siamo tutti
uguali per la stessa natura umana (non ci sono uomini di serie A e uomini di
serie B), ma distinti per le diversità che ci connotano. Ognuno di noi ha il
suo volto, la sua storia, il suo identikit intrasferibile. Dal momento del
nostro Battesimo, noi siamo impastati di vita trinitaria.
Il Padre è amore, il
Figlio è amore, lo Spirito Santo è amore e ognuno vive con-per-in l’altro; con-per-in
sono le tre paroline (preposizioni) dell’amore. Perciò quando noi amiamo o
mettiamo un mattone di comunione là dove viviamo, facciamo la più bella professione
di fede nella Trinità, ne diveniamo lo spazio pubblicitario. S. Agostino ha
detto splendidamente: “Se vedi l’amore,
vedi la Trinità”. Non possiamo
giocare la nostra vita da solitari. Al contrario, se io semino indifferenza,
freddezza, amarezza, odio, astio, rancore, paure, pettegolezzi e calunnie, io
sconfesso la Trinità che dunque più che un mistero da capire è un mistero da sperimentare
e vivere.
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