Quante perle in poche
parole! Gesù capovolge le regole del gioco.
Gesù sembra snobbare
coloro che possono esibire eccellenti pagelle scolastiche o di altro tipo, non
gli interessano i primi della classe nella vita, quelli che sono superbamente
ingolfati in se stessi, nella propria bravura in tante cose, quelli che si
sentono a posto. Lui non è per i saccenti e i presuntuosi, quelli che sono
preceduti da prefissi come super, iper o
méga. Lui si dona ai piccoli che non sono soltanto i bambini, i poveri o
gli ultimi della società ma, stando al termine greco tradotto con “piccoli”, anche
alle persone con alcune contraddizioni, immature, incerte, zoppicanti, ansiose,
che non hanno paura di ammettere le loro debolezze. Agli umili, ai disarmati.
Gesù chiama tutti
questi tipi di persone ad ormeggiare nel suo cuore per fare esperienza della
sua dolcezza, per ritrovare nuove energie, nuovi impulsi, per ricaricare
energie indebolite. Ci chiede di non rimanere schiacciati dal male che
facciamo, ci risolleva dai nostri errori e ci dice di ripartire, di avere
fiducia nel suo amore che respira alle nostre spalle.
C’è poi un verbo che
caratterizza lo stare con Gesù: “imparare”. E Gesù stesso dice da chi e che
cosa. Da Lui. La mitezza e l’umiltà. Non le possiamo imparare da altri maestri.
Sono due materie talmente importanti alla scuola del Vangelo che Gesù chiede di
impararle da Lui.
Gesù ci ha mostrato la
misura (la dismisura!) del suo amore morendo in croce per noi. Lasciamoci
allora raggiungere dal suo amore che non pone condizioni, che non pesa, che non
ricatta, che non fa star male, che non ci avvita in piccinerie mentali: un
amore libero che solo Lui sa proporre.
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