martedì 2 settembre 2014

SOLENNIT À DELLA PENTECOSTE (A)

La Pentecoste, effetto domino della Pasqua, anzi Pasqua compiuta: ovvero cronaca di un incidente “non annunciato”.
Se avessero contato solo su se stessi, i componenti di quella piccola armata brancaleone che erano gli apostoli, asserragliati dalla paura nel cenacolo, non avrebbero fatto molta strada. Di alcuni, il loro curriculum vitae non li candidava certamente a portare Gesù e la sua Parola fino agli estremi, quelli geografici e quelli del martirio. Ma c’è un fuori-programma: lo Spirito Santo, che li raggiunge con il suo soffio vitale, scombina tutto e li promuove sul campo evangelizzatori. Coraggiosi, decisi, entusiasti, audaci. Non più soli, ma abitati dallo Spirito Santo, il Presente Invisibile. Lui, terza Persona della SS.ma Trinità, è il debordare dell’amore di Dio. L’estasi di Dio. E’ il respiro di Dio che riempie il mondo.
Lo Spirito Santo è luce di verità che si dà e ci dà appuntamento nella Chiesa  con i misteri della fede, è vento di libertà perché ci offre la legge dell’amore che è vero solo quando è libero, è fuoco di carità che ci fa adottare il vocabolario della comunione. Ci fa vivere non di istinti ma di istanti, se questi sono riempiti di opere buone.
La Pentecoste può essere accostata al primo capitolo della Genesi perché anche essa dà origine ad una nuova creazione. Il lavoro dello Spirito Santo è quello di dare la vita: “…et vivificantem”, come diciamo nel Credo. Fa spuntare nuovi germogli anche su un albero secco.
La Pentecoste non appartiene a ieri, non è un ricordo la cui eco sfuma col passare degli anni, dei secoli. La Pentecoste è perennemente in atto. Lo Spirito Santo, ricevuto al Battesimo e alla Cresima, infatti è anche il segreto della giovinezza del cristiano, non perché modifica l’età segnata dalla carta d’identità ma perché spiana le rughe del nostro egoismo, non fa un piccolo intervento estetico a fior di pelle ma un lifting bellissimo e irreversibile a chi ha il cuore sciupato dai peccati. Ci fa deviare dai supermercati delle illusioni che ci vendono ricette di felicità a buon prezzo, dai luna-park di certe emozioni fine a se stesse e che poi ci lasciano con la bocca amara, per riportarci invece continuamente a Gesù che, Lui sì è la Verità e  la Vita, oltre che la Via.

La forza dello Spirito Santo si innerva nei suoi magnifici sette doni: quello della sapienza che è sapore dato alle cose che si fanno e che si dicono; quello dell’intelletto che ci abilità a leggere in profondità quanto ci capita e a saper andare oltre a chi ci spegne il sorriso; quello della scienza che non corrisponde a quello che ci sforna Wikipedia ma ci fa scoprire il perché delle cose create e l’impronta del Creatore in esse; quello del consiglio che ci orienta nei momenti di dubbio e di sconforto, consapevoli che se la vita non arriva con le istruzioni incorporate non è altrettanto vero che ai bivi della vita non ci sia una segnaletica; quello della fortezza che non è solo tenace volontà ma anche capire che tutto quello che vogliamo di bello è dall’altra parte della paura; quello della pietà, cioè dell’amore filiale verso Dio visto come un papà che fa il mestiere di amare e di perdonare; quello del timore di Dio che non è paura di Lui ma sana attenzione a non prenderlo in giro ma piuttosto a prenderlo sul serio.
Lo Spirito Santo è la carezza di Dio sul nostro cuore ferito da alcune cattiverie, è la voce di Dio nella nostra coscienza quando è un po’ sotto anestesia, è la mano di Dio quando siamo smarriti per le nostre debolezze, è la provvidenza di Dio nelle nostre necessità.

Adesso socchiudiamo gli occhi e con fede, con forza, con passione, diciamo ma per la penultima volta: “Vieni, luce dei cuori!”

Nessun commento:

Posta un commento