La Pentecoste, effetto
domino della Pasqua, anzi Pasqua compiuta: ovvero cronaca di un incidente “non
annunciato”.
Se avessero contato
solo su se stessi, i componenti di quella piccola armata brancaleone che erano gli apostoli, asserragliati dalla paura nel
cenacolo, non avrebbero fatto molta strada. Di alcuni, il loro curriculum vitae non li candidava
certamente a portare Gesù e la sua Parola fino agli estremi, quelli geografici
e quelli del martirio. Ma c’è un fuori-programma: lo Spirito Santo, che li
raggiunge con il suo soffio vitale, scombina tutto e li promuove sul campo
evangelizzatori. Coraggiosi, decisi, entusiasti, audaci. Non più soli, ma
abitati dallo Spirito Santo, il Presente Invisibile. Lui, terza Persona della
SS.ma Trinità, è il debordare dell’amore di Dio. L’estasi di Dio. E’ il respiro
di Dio che riempie il mondo.
Lo Spirito Santo è luce
di verità che si dà e ci dà appuntamento nella Chiesa con i misteri della fede, è vento di libertà
perché ci offre la legge dell’amore che è vero solo quando è libero, è fuoco di
carità che ci fa adottare il vocabolario della comunione. Ci fa vivere non di
istinti ma di istanti, se questi sono riempiti di opere buone.
La Pentecoste può
essere accostata al primo capitolo della Genesi perché anche essa dà origine ad
una nuova creazione. Il lavoro dello Spirito Santo è quello di dare la vita: “…et vivificantem”, come diciamo nel Credo. Fa spuntare nuovi germogli anche
su un albero secco.
La Pentecoste non
appartiene a ieri, non è un ricordo la cui eco sfuma col passare degli anni,
dei secoli. La Pentecoste è perennemente in atto. Lo Spirito Santo, ricevuto al
Battesimo e alla Cresima, infatti è anche il segreto della giovinezza del
cristiano, non perché modifica l’età segnata dalla carta d’identità ma perché
spiana le rughe del nostro egoismo, non fa un piccolo intervento estetico a fior di pelle ma un lifting bellissimo e irreversibile a chi
ha il cuore sciupato dai peccati. Ci fa deviare dai supermercati delle
illusioni che ci vendono ricette di felicità a buon prezzo, dai luna-park di certe
emozioni fine a se stesse e che poi ci lasciano con la bocca amara, per
riportarci invece continuamente a Gesù che, Lui sì è la Verità e la Vita, oltre che la Via.
La forza dello Spirito
Santo si innerva nei suoi magnifici sette doni: quello della sapienza che è sapore dato alle cose
che si fanno e che si dicono; quello dell’intelletto
che ci abilità a leggere in profondità quanto ci capita e a saper andare oltre
a chi ci spegne il sorriso; quello della scienza
che non corrisponde a quello che ci sforna Wikipedia ma ci fa scoprire il
perché delle cose create e l’impronta del Creatore in esse; quello del consiglio che ci orienta nei momenti di
dubbio e di sconforto, consapevoli che se la vita non arriva con le istruzioni
incorporate non è altrettanto vero che ai bivi della vita non ci sia una
segnaletica; quello della fortezza
che non è solo tenace volontà ma anche capire che tutto quello che vogliamo di
bello è dall’altra parte della paura; quello della pietà, cioè dell’amore filiale verso Dio visto come un papà che fa
il mestiere di amare e di perdonare; quello del timore di Dio che non è paura di Lui ma sana attenzione a non
prenderlo in giro ma piuttosto a prenderlo sul serio.
Lo Spirito Santo è la
carezza di Dio sul nostro cuore ferito da alcune cattiverie, è la voce di Dio
nella nostra coscienza quando è un po’ sotto anestesia, è la mano di Dio quando
siamo smarriti per le nostre debolezze, è la provvidenza di Dio nelle nostre
necessità.
Adesso socchiudiamo gli
occhi e con fede, con forza, con passione, diciamo ma per la penultima volta:
“Vieni, luce dei cuori!”
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