Anche oggi, come quattro
domeniche fa, c’è ancora lui l’Apostolo incredulo, Tommaso, realista fino ad
essere sfacciato, con una domanda cucita addosso: “Signore, non sappiamo dove vai: come possiamo conoscere la via?”(Gv
14,5). E Cristo riparte, ancora una volta: “Io
sono la Via, la Verità e la Vita”.
Parole enormi. Si trovano sulla carta di identità di Gesù, figlio di Dio. Gesù
ci dona la beatitudine della fiducia. Tre parole degne del miglior
imprenditore, non commerciale, industriale o aziendale ma del Padrone del
Paradiso. Tre “V-V-V” che non indicano un sito internet ma sono le tre coordinate
che ci orientano.
Via-verità-vita. Queste
parole sono pronunciate nel lungo discorso di addio durante l’Ultima Cena e si
appoggiano al precedente invito di Gesù: “Non
sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia in me” (Gv 14,1). Gesù sta per
morire e vuole tranquillizzare i discepoli che però non sono molto convinti. Gesù
vuole tranquillizzare anche. S. Teresa d’Avila affermava: “Nulla ti turbi, nulla ti
spaventi, chi ha Dio nulla gli manca. Solo Dio basta”. E Papa Giovanni
XXIII, da poco canonizzato diceva: “Dio
sa che ci sono e questo mi basta”. E poco dopo, Gesù ci garantisce che
saremo sempre con Lui. Posti già occupati! Come se dicesse a ciascuno di noi:
sai, io mi sento a casa quando sono accanto a te. Bellissimo. “E del luogo dove io vado, conoscete la via”(Gv 14,4)… e allora, un
cristiano, giocando con i doppi sensi delle parole, dovrebbe dire di abitare in “Via Gesù n. 3” e il numero
telefonico, come ha detto un ragazzino al catechismo, è 616163 (se sei Uno, sei
Uno sei Tre).
Via-verità-vita.
Via: in una società stracolma di opinionisti e piccoli
leader che litigano tra loro, Gesù indica se stesso come percorso. E’ una via,
non un parcheggio. Cioè, dobbiamo camminare dietro a Lui, mettere i nostri
piedi nelle sue impronte. Gesù è la nostra mappa esistenziale. E il bello di
Gesù-via è che se ci capita di sbagliare strada, riaffidandoci alle indicazioni
del Vangelo, come un navigatore satellitare, si può ritrovare quella giusta.
Verità: la verità, nella società, spesso ha molte facce, ma
tutte truccate. A Pilato che, cinicamente, durante l’interrogatorio farsa gli
aveva chiesto cosa fosse la Verità, Gesù non ha risposto. La domanda era
sbagliata: non cosa è la verità, ma chi è la Verità. La verità non è una
definizione ma una Persona. E’ Gesù stesso. E a parte appunto Lui e il
magistero infallibile della Chiesa, la verità non ha titolari ma solo
destinatari.
Vita: la vita non è solo quella biologica, non è solo un
susseguirsi ritmato di pulsazioni cardiache, ma è soffio di Dio, entusiasmo del
cuore, gioia di donazione, fecondità spirituale, pienezza di amore. Ecco perché
solo Gesù è la vita, e quando ci capita di deragliare in certi pericolosi
fuoripista facciamo ogni sforzo per rientrare nel suo giro. Altrimenti si vive
male, molto male.
E tu, D. Jos, questo lo
hai capito molto bene. Con la tua scelta di vita monastica, per 25 anni hai
raccordato intorno a Gesù tutta la tua vita trascorsa qui a Monte Oliveto. Hai
scoperto che l’anima della vita monastica è l’amore per Gesù. S. Benedetto,
nella Regola, continua a ripeterlo. Vieni da una nazione, l’Olanda, che è stata
evangelizzata dai benedettini; è stata segnata da santi benedettini, come S.
Willibrord e S. Alberto di Egmond. Guarda a loro. Sei un monaco: sii silenzioso
testimone del Risorto, evangelizzatore con il tuo impegno dell’Opus Dei e con
il buon esempio, in ascolto della Parola e attivo nella comunione fraterna. Non
arrenderti alle inevitabili difficoltà di ogni tipo: esse sono il pane nero di
quasi tutti gli uomini e noi non possiamo pretendere alleggerimenti doganali
per certi bagagli pesanti della nostra vita personale.
Vogliamo quindi adesso esortarti
fraternamente a continuare rinnovando la tua professione monastica con
l‘entusiasmo e la freschezza del Suscipe
da te cantato, proprio in questo spazio, il 14 maggio 1989. Forse una data un
po’ lontana ma oggi così vicina per grazia di Dio.
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