“Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo …”. Queste parole siglano luminosamente la vita della carismatica figura di S. Francesca Romana, splendida icona di santità nel solco della spiritualità benedettina attinta proprio nel monastero annesso a questa Basilica che sorge nel cuore dell’antica Roma. Sale e luce = genio della carità! S. Francesca potrebbe essere definita come la Madre Teresa del 15mo secolo. Con le mani verso l’alto,cioè in preghiera, e verso l’altro, cioè il prossimo in necessità.
Sale e luce. Il primo serve a dare sapore, a conservare il cibo. La seconda, serve ad illuminare, a dare la vita. Ambedue hanno una caratteristica: il servizio. Non tanto il dare ma il darsi. Il menù della società ha bisogno di questo sale. La vita delle persone che conosciamo e incontriamo ha bisogno di questa luce.
Forse la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre miserie ci scoraggiano nell’assumere questo stile di testimonianza. Ci viene in soccorso, consolante, la parabola del fico sterile di domenica scorsa. Dio che si traveste da contadino paziente e dice: “Voglio lavorare ancora un anno attorno a questo fico e forse porterà frutto”. Ancora un anno: la speranza di Dio smuove e bypassa il calendario… “forse”. Si accontenta di un “forse”, Si aggrappa ad un fragile “forse”. Lascia ancora del tempo ai miei anni trascorsi senza dare frutti. Per Dio, i miei possibili miglioramenti di domani contano di più della mia sterilità di oggi. I ritmi di crescita variano e cambiano da una persona all’altra. Mai rassegnarsi a quello che si è stato o si è. Soprattutto mai dire “ormai” in riferimento a se stessi. “Ormai” non è una parola ma è una catena che lega il volo della vita, è un’illecita chiusura di sipario. Perciò non fermiamoci alla superficie di noi stesi, cerchiamo in profondità, camminiamo verso la cella segreta del cuore è là troveremo una manciata di sale e una lucerna accesa. Nonostante tutto, siamo sale della terra; nonostante tutto, siamo luce del mondo. Ma per pura grazia. Non dobbiamo restare curvi sulle nostre storie e le nostre sconfitte, ma illuminiamo gli altri e saremo illuminati. Siamo tutti feriti, però capaci di essere guaritori. Nessuno ha troppi difetti o troppe ombre per potersi esentare dall’impegno gioioso di dare sapore e luce alla vita degli altri. Per lasciare il mondo un po’ più bello di come lo abbiamo trovato. Proprio come ha fatto S. Francesca Romana.
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