In profonda ma soprattutto orante sintonia con tutta la Chiesa, stasera inizieremo il cammino del Triduo Pasquale, del quale la Messa in Coena Domini che ritualizza la Pasqua, ne è come l’introduzione. Queste ore che la precedono sono ancora, liturgicamente, tempo di Quaresima. Il Triduo Pasquale terminerà la sera di Pasqua con i Vespri solenni. Tre giorni speciali per vivere in modo speciale tutto l’anno liturgico, del quale la Pasqua è fonte e centro. Essa polarizza in sé tuti gli altri giorni. E noi, penso, la Pasqua la stiamo aspettando secondo l’indicazione che cogliamo nel cap. 49 della Regola: “cum spiritalis desiderii gaudio” – “con la gioia del desiderio suscitato dallo Spirito”.
Il Giovedì Santo costituisce un grande portale d’ingresso al Triduo Pasquale della morte, sepoltura e risurrezione del Signore. Celebrando stasera, alla Messa in coena Domini, il memoriale dei due gesti che Gesù pone all’inizio della sua Passione - la consegna del pane e del vino secondo la tradizione sinottica e la lavanda dei piedi secondo la tradizione giovannea - la liturgia ci introdurrà nell’atteggiamento stesso con cui Gesù è andato incontro alla sua morte, dandole un senso diverso.
Stasera, raccoglieremo la provocazione di Gesù: “Fate questo in memoria di me”. E’ una consegna da riattualizzare non solo sacramentalmente ma anche esistenzialmente, perché l’eucarestia è una scuola di fraternità e ci chiama ad avere un cuore vulnerabile e non rattrappito.
Così pure, la lavanda dei piedi, con la quale Gesù capovolge la scala di valori del mondo invitandoci a portare sempre addosso il grembiule del servizio. E, su questo punto, la nostra meditazione e il nostro impegno devono rimanere aperti non solo oggi, ma tutto l’anno.
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