giovedì 28 marzo 2013

GIOVEDI SANTO

Tra poco ci sarà la lavanda dei piedi. Un gesto non folcloristico o teatrale ma un gesto che ci trasmette il senso della nostra vita. Lasciamoci vincere da questo gesto, lasciamoci trasformare da questo gesto, lasciamoci cullare da questo gesto, lasciamoci contagiare da questo gesto. Sì, il gesto della lavanda dei piedi ci consegna l’arte del servizio. Il messaggio di Gesù è di tagliente chiarezza: “Come ho fatto io, così fate anche voi” (Gv 13,14). Amare servendo e servire amando. Meglio ancora, capire che amare è servire. E’ il testamento di Gesù. Tutto era pronto. Anche Giuda era pronto e il bacio saliva sulle sue labbra. Il bacio che, nei secoli fino ad oggi, si è perpetuato come sigillo di ogni umano tradimento. “Non fate questo”. In memoria di Giuda, potremmo dire!
Ma questa sera - con un grembiule, una brocca e dell’acqua che tintinna -anche i nostri piedi, sono nelle mani di Gesù per una liturgia della tenerezza. Così come sono, senza prelavaggi. Prendendo tra le sue mani i piedi di ciascuno di noi, pensa a tutti i nostri passi sbagliati, alle nostre fughe da Lui. Ma non gli fanno problema le nostre debolezze, le nostre fragilità. Gesù ci spoglia di tutte le nostre difese e di tutte le nostre maschere. Davanti a Lui possiamo-dobbiamo lasciare i nostri travestimenti.
Non alza la testa sopra le caviglie, non fa distinzioni tra buoni e cattivi. Lava i piedi a tutti. Strofina i piedi a Pietro, proprio quei piedi che lo avrebbero portato lontano da Lui nel tradimento; prende nelle sue mani quelli di Giovanni, il giovane innocente ed ingenuo che avrebbe preso il suo posto accanto a Maria. Lava i piedi anche a Giuda che, presto avrebbero oscillato nel vuoto, nella morsa tragica e disperata del suicidio.
Non è facile capire un Dio così. Un Dio che si mette in ginocchio per dimostrarci il suo amore. Non è solo un esempio di umiltà, è amore allo stato puro!
C’eravamo anche noi. C’eravamo anche noi, a quella cena di amore e di tradimenti, noi con le nostre luci e le nostre ombre, i nostri slanci di conversione e i rimorsi dei nostri peccati. I rimorsi, sia detto non tra parentesi, sono sterili. Quando perdona, Dio li cancella dalla sua memoria. Perché non dovremmo farlo anche noi? Con il suo perdono, il Signore ricicla le nostre colpe, i nostri scarabocchi esistenziali in benedizione per il presente e per il futuro. Non lasciamoci inseguire dal passato negativo.
Ma,a pensarci bene, prima di quello di Giuda c’è stato un altro “tradimento”: quello di Gesù! Egli “tradisce” se stesso, nel senso che si dichiara, si rivela nel suo amore per noi con il dono della sua Presenza, l’Eucarestia, istituita nello stesso contesto della lavanda dei piedi, come ci ha ricordato la seconda lettura: “Fate questo in memoria di me”. Gesù, pane per tutti. L’Eucarestia: l’emozione di un Dio che ti raggiunge come sei. Un abbraccio che ti fa ripartire. Pane spezzato-sangue versato: pro vobis … per voi. “Per voi” (1Cor 11,24): due paroline che dicono il senso di tutto. Tutto il progetto salvifico di Dio, la creazione, l’incarnazione-passione-morte- risurrezione, cieli nuovi e terra nuova … per voi! Queste due paroline, leggere come un soffio, sono il sigillo posto su ogni pagina della Bibbia, su ogni pagina della nostra vita, anche quella più incomprensibile e oscura. “Per voi”.

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