L’Avvento si propone a noi come un itinerario educativo alla fede, è una scuola per imparare a guardare oltre i nostri piccoli orizzonti ed assumere la prospettiva escatologica come, tra l’altro, ricorda anche S. Benedetto ad ogni monaco: “Tu dunque che ti affretti verso la patria celeste” (RB 73,8). Perciò possiamo dire che il monaco è l’uomo dell’Avvento! L’Avvento non va solo celebrato ma soprattutto vissuto.
Questo tempo forte dello spirito contiene un richiamo profondo ad assumere personalmente e comunitariamente alcuni atteggiamenti: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza fiduciosa e paziente, la capacità di cogliere la presenza e il passaggio del Signore nelle nostre 24 ore, la conversione. Guardando a quest’ultimo impegno, non possiamo abbinarlo al “tutto e subito”. Non ci si converte una volta per tutte, ma ci si converte ogni giorno. Antonio il Grande così si esprimeva: “Ogni mattina dico a me stesso: oggi comincio”. S. Benedetto, nella Regola, ci ricorda che il tempo che Dio mette a nostra disposizione è una dilazione - “ad inducias” – “ci sono prolungati i giorni di questa vita” (RB, Prol. 36).
C’è un’antifona che esprime molto bene questo aspetto così monastico dell’attesa vigilante e insieme dinamica: quella del communio della terza domenica di Avvento. E’ formata da due versetti del Profeta Baruc: “Sorgi, o Gerusalemme, e sta in piedi sull’altura”(3,5a) e: “osserva la gioia che ti viene da Dio” (4,36b). In quell’imperativo: “sta in piedi sull’altura”, possiamo leggere un’esortazione ad essere fermi e perseveranti, a volare alto quando sopraggiungono lo scoraggiamento, le delusioni, o quando difficoltà personali o comunitarie ci lasciano un po’ incerti. Il monaco “sta in piedi” e non si lascia paralizzare dal possibile negativo.
Maria che ha offerto se stessa come pista d’atterraggio nel tempo all’Altissimo e che da volto all’Avvento come Vergine in ascolto e in attesa, ci aiuti ad essere in questi giorni come delle sentinelle del mattino che scrutano con gioia l’arrivo del Salvatore.
Auguriamoci a vicenda che l’Avvento fecondi la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.
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