sabato 1 dicembre 2012

Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento

La liturgia della Chiesa computa il tempo non secondo i mesi, ma secondo i misteri della vita di Gesù. Diamo inizio al terzo anno del ciclo triennale denominato “anno C”, in compagnia con l’evangelista Luca, il famoso scriba mansuetudinis Christi. Il suo vangelo si distingue da quello degli altri detti sinottici e da quello giovanneo. A motivo di alcune celebri parabole è detto il vangelo della misericordia, anzi essa è il filo rosso che lo attraversa tutto; il vangelo dei poveri perché esprime una spiccata sensibilità ai temi sociali nella predicazione di Gesù; il vangelo della preghiera per l’attenzione posta su Gesù orante e in comunione con il Padre. Con questo tutor così speciale ripartiamo dalla “A” di Avvento che non è funzionale solo al Natale ma ci illumina sulla venuta quotidiana di Gesù.  

L’Avvento si propone a noi come un itinerario educativo alla fede, è una scuola per imparare a guardare oltre i nostri piccoli orizzonti ed assumere la prospettiva escatologica come, tra l’altro, ricorda anche S. Benedetto ad ogni monaco: “Tu dunque che ti affretti verso la patria celeste” (RB 73,8). Perciò possiamo dire che il monaco è l’uomo dell’Avvento! L’Avvento non va solo celebrato ma soprattutto vissuto.

Questo tempo forte dello spirito contiene un richiamo profondo ad assumere personalmente e comunitariamente alcuni atteggiamenti: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza fiduciosa e paziente, la capacità di cogliere la presenza e il passaggio del Signore nelle nostre 24 ore, la conversione. Guardando a quest’ultimo impegno, non possiamo abbinarlo al “tutto e subito”. Non ci si converte una volta per tutte, ma ci si converte ogni giorno. Antonio il Grande così si esprimeva: “Ogni mattina dico a me stesso: oggi comincio”. S. Benedetto, nella Regola, ci ricorda che il tempo che Dio mette a nostra disposizione è una dilazione - “ad inducias” – “ci sono prolungati i giorni di questa vita” (RB, Prol. 36).

C’è un’antifona che esprime molto bene questo aspetto così monastico dell’attesa vigilante e insieme dinamica: quella del communio della terza domenica di Avvento. E’ formata da due versetti del Profeta Baruc: “Sorgi, o Gerusalemme, e sta in piedi sull’altura”(3,5a) e: “osserva la gioia che ti viene da Dio” (4,36b). In quell’imperativo: “sta in piedi sull’altura”, possiamo leggere un’esortazione ad essere fermi e perseveranti, a volare alto quando sopraggiungono lo scoraggiamento, le delusioni, o quando difficoltà personali o comunitarie ci lasciano un po’ incerti.  Il monaco “sta in piedi” e non si lascia paralizzare dal possibile negativo.

Maria che ha offerto se stessa come pista d’atterraggio nel tempo all’Altissimo e che da volto all’Avvento come Vergine in ascolto e in attesa, ci aiuti ad essere in questi giorni come delle sentinelle del mattino che scrutano con gioia l’arrivo del Salvatore.
Auguriamoci a vicenda che l’Avvento fecondi la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.

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