Questa stagione liturgica che ci prepara al Natale, ci consegna delle istruzioni-per-l’uso. Cioè, guardare verso Colui (il Cristo) che sta per venire, guardare dentro noi stessi e guardare accanto a noi. Non è facile questo atteggiamento di paziente attesa per noi che viviamo nella società della fretta e della cultura “qui e ora”. Con questo sguardo strabico finiamo per non focalizzare ciò che conta. Anche Dio.
Per la mezzanotte del 25 dicembre abbiamo un appuntamento con Dio, ma anche con noi stessi. Attendere la riattualizzazione della nascita di Gesù (non come un semplice ricordo storico di un fatto avvenuto più di 2000 anni fa), comporta che ognuno di noi sia un grembo di nascite, impegnato a generare il suo futuro personale com’è nei sogni di Dio. Scintille di luce scalciano dentro di noi chiedendo di nascere. Le quattro settimane di Avvento ci servono anche per questo.
In mezzo alle cose che ci accadono continuamente, in mezzo a errori e splendori, necessità e paure, Gesù ci invita a restare svegli, cioè ad evitare il sonno del cuore che ci spegne la gioia e l’emozione di vivere. Questo sonno del cuore è infido, sgusciante, impalpabile. E’ come un’anestesia velenosa. Il cuore avvolto da questo sonno lo si riconosce subito perché perde il senso della gratuità e della gratitudine. Ci sciupa la vita che è un dono di Dio con ricevuta di ritorno.
“Attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano”(Lc 21,34). Attenti a che cosa? Ancora a lui, al cuore perché torni leggero, come quello di un bambino. Il cuore si appesantisce certo con il peccato dai mille nomi ma anche con quelli che Gesù definisce “gli affanni della vita”(Lc 21,34). Le difficoltà ci sono sempre, ma Dio anche, e perciò siamo sempre in vantaggio. Non importa quanto freddo sia l’inverno in cui ci troviamo, dopo c’è sempre la primavera.
Resta sveglio, ripete Gesù. Non addormentare il tuo amore per Dio. E Gesù ci svela anche il segreto: “pregate senza stancarvi” (Lc 21,36). Cioè legare a Lui, con la preghiera, con un tete à tete nell’adorazione eucaristia, la soluzione di ogni storia al negativo, problema, tensione, inquietudine. Situazione per situazione, momento per momento.
Se non prego il cuore si addormenta.
Se non ho fiducia in me stesso, se mi macero in rimpianti, frustrazioni e delusioni, il cuore si addormenta.
Se non mi spendo per gli altri, il cuore si addormenta.
Se coltivo rabbia, risentimenti assortiti, mutismi infondati, il cuore si addormenta.
Se navigo nell’invidia che rode e nella tristezza cronica, il cuore si addormenta.
Se non attendo Dio che sta per bussare alla porta del mondo, il cuore si addormenta.
E un cuore addormentato non è un cuore addormentato, è un cuore che non c’è più.
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