martedì 25 dicembre 2012

S. NATALE

Vangelo immenso che ci impedisce piccoli pensieri, onda immensa che viene a infrangersi sulle nostre piccole vite. Vangelo da leggere in ginocchio. Parole da sillabare piano piano. Occorre allacciare le cinture di sicurezza perché quei 18 versetti dell’evangelista Giovanni fanno volare alto e declinano litanie di luce e di vita.

Questa notte il Vangelo ci ha sgranato, una dopo l’altra, le immagini della nascita del Redentore. Gesù, facendosi uno della nostra razza, fa di ogni corpo umano una finestra di cielo. Dentro il battito umile e testardo del nostro cuore batte un altro cuore, e non si spegnerà più.

Gesù che nasce non è il solo ad essere in una mangiatoia. Molti tra noi vivono in mangiatoie di tristezza e scontentezza, piallati da stress di ansie e nella nebbia di dubbi su se stessi. Quel Bambino, che è Dio, non si impone ma si propone. Si offre e soffre per noi. Ci ruba il cuore e non chiede altro che essere ospitato nella nostra vita: con Lui tutto cambia. Con Lui, l’ultima parola non tocca ad una crisi che possiamo avere ma ad un nuovo slancio per riprendere il cammino. Animati dal plus-valore della fede. Qualcuno ha scritto: “La paura bussò alla porta, la fede andò ad aprire: non c’era nessuno!” Da quel Bambino riceviamo la capacità di vedere noi stessi per quello che siamo e Lui azzera i nostri sensi colpa e le nostre paure dai tanti nomi. Ci fa capire che ciascuno di noi è unico e irripetibile. Che non importanza la tua età o la tua cultura, non ha importanza che cosa sei stato, le cose che hai fatto o non fatto, le maschere che ti sei messo, gli errori che hai commesso, le persone che hai ferito. Lascia perdere, è passato. Per Dio tu appartieni al presente, da vivere in linea con il Vangelo. Tu sei tu e questo è tutto quello che devi essere.

In questi giorni avremo modo di fissare lo sguardo sui bambini Gesù nella mangiatoia dei presepi. Il suo volto ci richiama tutti i volti che l’umanità assume, compreso il nostro. Il volto di Dio rimane sul volto dell’uomo per sempre da quella notte di Betlemme.

Natale: Dio allo specchio.

Dio ha preso il volto di un bambino nato più di 2000 anni fa in una culla di emergenza alla periferia dell’impero romano.

Oggi prende il tuo volto… ma anche il volto di ogni essere umano.

Dio prende il volto di chi ami e anche il volto di chi ti sta antipatico.

Ha il volto di chi ti ha fatto un torto e anche di colui a cui tu lo hai fatto.

Ha il volto di persone che la nostra indifferenza non nota. A volte essi sono un piccolo-grande presepe che ci accompagna tutto l’anno e noi non ce ne accorgiamo… Ci sono delle lacrime che non arrivano agli occhi ma si fermano al cuore: le dovremmo saper vedere.

Dio ha il tuo volto. E sul tuo volto, che è anche il suo, non vuole sguardi di odio. Non vuole giudizi trinciati dalla malizia e dalla cattiveria. Non vuole che i tuoi-suoi occhi siano distratti verso chi ci tende una mano per un piccolo segno di amore. Le nostre ferite interiori, spirituali, psicologiche, affettive, si rimarginano nella misura in cui curiamo quelle altrui. Amare senza voler troppo capire, senza farsi troppe domande, senza paura di esagerare… L’amore è sempre in ritardo sulla sua fame di abbracci. Il più felice dei felici è chi fa felici gli altri e così si prenota il Paradiso.

Con il tuo volto Dio vuole sorridere, perdonare, consolare, amare…
Dio si è fatto come te. E tu hai il volto di Dio.

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