Gesù non sceglie di nascere in una reggia bella e lucente ma in una stalla. Quindi, possiamo essere sicuri che nasce anche nei nostri cuori che sono forse poco accoglienti, disordinati e magari un po’ sporchi. Nasce sulla paglia delle nostre fragilità e miserie. Questo ci è di conforto e di coraggio.
Mentre i nostri cellulari si infittiscono di sms di auguri, la posta elettronica dei nostri computer fatica a scaricare tanti messaggi, mentre intrecciamo le mani di chi incontriamo scambiando gli auguri, mentre ci troviamo nell’ineguagliabile contesto artistico di questa chiesa abbaziale, mentre con l’aiuto del canto gregoriano siamo immersi nel vivo di una liturgia solenne, io vorrei essere un angioletto per andare a vedere la festa che fanno in cielo, ma penso che non troverei nessuno, perché sono tutti qui, con noi, intorno al presepio. Nel quale noi dobbiamo entrare con i passi del cuore per incontrare i due occhi medio-orientali di un bambino senza audience che ci tiene per mano fin dal suo primo respiro. Lasciamoci scomodare da quegli occhi. Sono due occhi pieni di luce che vogliono incrociare i nostri per resettare certi interrogativi che ci lacerano la mente e il cuore, per liquidare certi tormenti e nodi esistenziali che spesso ci pesano dentro come macigni, per sciogliere certe croniche inquietudini. Fidiamoci di Lui. Ricordiamoci che Dio fa più di quanto aspetti quando meno te lo aspetti…
L’annuncio dell’angelo è chiaro: smettete di avere paura. La paura è il più brutto regalo che uno può fare a se stesso. Quel Bambino che è Dio ci vuole pacificare dentro, tonificare il cuore, farci respirare alla grande. Grazie a quel Bambino, stanotte siamo autorizzati ad aprire finestre di cielo nella nostra vita. Altrimenti le nostre giornate sono una serie infinita di spruzzatine di vaporoso niente!
Gli angeli infatti non cantano una canzone qualsiasi ma quelle parole che tutti - sì, proprio tutti! - abbiamo bisogno di sentirci dire: “Dio ti ama”. Qui, adesso, come sei.
Buon Natale a tutti!
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