Nel Vangelo di domani, penultima domenica dell’anno liturgico B e con la quale saluteremo l’evangelista Marco, Gesù adottando immagini mutuate dall’AT parla di scardinamento dei sistemi astrali e planetari che sfocia in un terrificante crollo cosmico, in un’impressionante scenografia apocalittica. Sappiamo tutti che si tratta di un linguaggio simbolico per farci riflettere non sulla fine del mondo ma sul fine del mondo. In ogni caso, gli avvenimenti ultimi della storia del mondo sono legati al mistero di Dio.
La vita va vissuta giorno dopo giorno, scoprendovi le improvvisazioni di Dio per non lasciarci piallare dal dejà vu. Se abbiamo Dio nel cuore, in ogni giornata possiamo inserire un po’ di fervore avventuroso.
A volte capita che nel nostro cielo personale il sole si spenga e le stelle cadano a grappoli, lasciandoci dei lividi di tristezza che lievita fino a farci stare male: ad es. per una malattia, la morte di una persona cara, una delusione da parte di chi non ce la saremmo mai aspettata. Ecco che in questi momenti Gesù ci educa alla speranza: se anche il cielo mi dovesse crollare addosso, nei suoi frantumi c’è la mano di Dio che vuole stringere la nostra, oltre il muro d’ombra c’è sempre la sua mano forte e sicura che vuole afferrare la nostra.
“Imparate dalla pianta di fico: quando spuntano le foglie voi sapete che l’estate è vicina” (Mc 13,28)… Gesù ci invita a vedere oltre il freddo dell’inverno, oltre certe gelate esistenziale e emotive, lea piccola gemma di futuro che è spuntata solo per noi. Quella fogliolina di fico basta a riportare la speranza di un “e poi” diverso.
Di una cosa sappiamo con certezza del domani, di ogni domani: Dio si alza sempre prima del sole per tessere la nostra giornata.
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