domenica 4 novembre 2012

31ma Domenica del Tempo Ordinario (B)

Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Questa è la domanda che risuona nel Vangelo di domani - Mt 12, 28b-34 – che è l’incipit di un dialogo tra Gesù e uno scriba, che si rivela come un uomo in ricerca. Occorre ricordare che la legge era costituita da 613 precetti: 365 formulati al negativo, “non fare…”, e 248 al positivo. Una vera giungla di norme, con annessa una morale complicata, nella quale era difficile districarsi.  

Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Come a dire: “Qual è il cuore della fede?  Gesù risponde allacciando in una felice sintonia l’amore a Dio e l’amore al prossimo.  Per arrivare al prossimo devo partire da Dio, per arrivare a Dio devo partire dal prossimo. Solo se prima si incontra Dio, sorgente di amore, si riesce poi ad amare l’altro in pienezza; d’altra parte l’ amore per gli altri è la verifica seria del mio amore per Dio. Dio ci aspetta negli altri. Sarebbe un’illusione pericolosa pensare diversamente. Non posso scavalcare il prossimo per arrivare a Dio. Ma è anche vero che Dio bussa alla nostra porta come mendicante di amore, perché Dio stesso vive di amore. Non dimentichiamo la folgorante affermazione di Gv: “Dio è amore”.

In sintesi: àmati e ama.  Gesù ci chiede di amare “come te stesso” “tamquam te ipsum”.. E’ una notazione importante perché ricorda il dovere anche di amare se stessi, naturalmente non in senso egoistico e narcisistico, ma come accettazione serena di come siamo, accettando anche i nostri limiti, le nostre parti oscure. Perdonando a noi stessi le nostre fragilità: lo fa Dio nel sacramento della Riconciliazione, perché noi non dovremmo fare altrettanto verso noi stessi? Altrimenti significa che siamo ancora attaccati al nostro amor proprio. Un sano amore di se stessi sta alla base del vero amore per gli altri. Un cattivo rapporto con gli altri denuncia sempre un cattivo rapporto con se stessi.

Per capire un po’ cosa è l’amore, forse dovremmo capire cosa è il suo contrario.  Il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza che è peggio. L’odio è solo la versione impazzita dell’amore. L’indifferenza è peggio dell’odio perché fa si che l’altro per noi non esista. E nessuno ha il diritto di far provare questa terribile sensazione ad un suo fratello.

Dunque Gesù ci chiede un cuore plurale, a più voci, in cui l’amore a Dio è come la melodia principale attorno alla quale può dispiegarsi il contrappunto degli altri amori: famigliari, confratelli, amici. Dio non ruba il nostro cuore ma lo moltiplica.

Amerai”, ci chiede Gesù. “Amerai”, un verbo al futuro per dire  che l’amore è un itinerario infinito, non si conclude mai. Un futuro per dirci che nessun altro futuro è possibile sulla terra se non quello dell’amore. Quando si ama veramente ci si accorge che l’amore non basta mai, ce ne vuole sempre di più.

L’amore è sempre oltre l’amore.

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