domenica 2 settembre 2012

VENTIDUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B)

Dopo un’assenza di cinque domeniche domani ritroveremo l’evangelista di turno, Marco, che guida il nostro cammino in questo anno liturgico. Per cinque domeniche abbiamo letto o ascoltato il capitolo sesto di Giovanni, sentendo più volte parlare di “pane”, trovandoci così spesso riportati a considerare la realtà del mangiare e del bere, e domani è come se il tema si riproponesse: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo le tradizioni degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?” (Mc 7,5). Questa era una delle prescrizioni del vasto e variopinto campionario di precetti stabiliti con inesauribile cavillosità e con forte tasso di fiscalità: 248 comandi e 365 divieti! Gesù, smascherata la deviazione farisaica, va subito al dunque con un insegnamento positivo e fornisce un elenco di dodici prodotti deteriori (sei al singolare e sei al plurale) che escono dal cuore: “Dal cuore dell’uomo escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.” Gesù dunque lancia il programma di un’ecologia per nostro cuore che a Lui assomiglia un po’ come a una fabbrica che può produrre però anche altre cose, ma belle. E le cose belle non hanno un numero chiuso. E, infatti Gesù non le elenca. Ci può essere un catalogo dei vizi ma le cose buone pulite non possono essere classificate una volta per tutte.

Come ci insegna Gesù è necessario l’allacciamento diretto tra cuore e comportamenti esteriori. Senza un cuore disinquinato, non si possono avere mani pulite, tutt’al più solo igienicamente sterilizzate. Altrimenti si finisce nell’ipocrisia. E il fariseismo non è morto con l’ultimo dei farisei. Inoltre, la forma più sottile di ipocrisia è pensare che farisei siano  solo e sempre gli altri.

Gesù smonta il ritualismo, il formalismo, il moralismo, tutti “ismi” che vanno eliminati, ma senza far sparire la legge di Cristo. Occorre distinguere tra forme e sostanza, ma quando mancano sia la sostanza che le forme? Gesù che riporta tutto al “di dentro” dell’uomo, ossia al cuore, rettifica e illumina senza disprezzare la legge. Certo bisogna dare un posto di primo piano alla propria coscienza, appellarsi ad essa per le scelte da fare. E’ necessario però stare attenti perché spesso la coscienza non è una sorgente incontaminata, anch’essa può corrompersi. Dovrebbe essere spesso essere sottoposta a controlli e verifiche con il proprio confessore o padre spirituale. La legge non va assolutizzata. Ma in certi casi considerare la propria coscienza come un assoluto è solo un alibi per non fare il proprio dovere. Inoltre, si agisce secondo coscienza quando ci si lascia portare dal cuore come fosse un telecomando, con la liquidazione dell’ “io proprietario”. Altrimenti il cuore non è più sotto la luce di Dio ma è “un cuore lontano” da Lui. “Cuore lontano” sono parole di Isaia riportate da Gesù. Auguriamoci che non siano la fotografia del nostro cuore.

Le regole sono il vestito dell’amore che è il criterio che le rende genuine e dona trasparente coerenza alla nostra vita spirituale. Dovremmo porci spesso due domande per evitare lo scoglio del formalismo: che cosa regala la Parola di Dio alla mia vita? E che cosa regala la mia vita alla Parola di Dio oggi?
Siamo nella grande novena in preparazione alla Solennità, a noi così cara, della natività di Maria. Guardiamo a lei, la donna del cuore che custodisce, conserva e medita nel cuore  conferens in corde suo”, annota Luca - le parole, gli eventi e i silenzi di Dio.

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