Il compleanno di Maria ci porta in dono, ogni volta, anche l’invito alla ricerca e al recupero di virtù “perdute” e che, da qualche parte, sono minacciate di estinzione e non più quotate alla borsa valori della società. Virtù che non solo ci scortano nella vita di quaggiù per renderci meno poveri in umanità ma che anche fanno parte del nostro quotidiano impegno di conversione.
Maria è stata scelta per la sua piccolezza, Maria è il solenne elogio della piccolezza da parte di Dio. La piccolezza richiama istintivamente la semplicità. La semplicità non è una cosa semplice!
In genere viene vista come una virtù di serie B. Di una persona che non possiede doti particolari e verso la quale vogliamo esprimere un giudizio generoso, diciamo che “è semplice”. Un diploma che rilasciamo con larghezza a chi è sprovvisto di qualifiche più valide ed appariscenti: cultura, intelligenza, notevoli capacità pratiche…
Forse non ci rendiamo conto che proprio la semplicità è una virtù eccezionale. E’ cosa straordinaria essere semplice. In realtà, è semplice chi ha svolto un paziente e lungo lavoro di semplificazione interiore, con l’adozione continua e intensa dell’agostiniano “redire ad cor”. La semplicità è il frutto dell’unità interiore. Tutta la tradizione monastica è concorde nell’affermare e proporre che la vita del monaco è un cammino di unificazione che punta all’essenziale, eliminando ingombri di vario genere. Lo ricorda la stessa parola “monaco”, una parola-prisma perché da essa parte con mille sfaccettature l’identità che significa. Monaco non è soltanto colui che vive da solo o colui che ha un solo amore- Cristo - ma è soprattutto chi, plasmato dalla Paola di Dio “rectissima norma vitae” (RB 73,3), vivendo “sub regula vel abbate” (RB 1,2), cammina nel doppio binario dell’ “habitavi secum” di gregoriana memoria e di quello splendido manifesto di vita monastica che è il prologo della Regola. In questo modo attiva un processo di unificazione interiore. Tutti i 73 capitoli della Regola vanno in questa direzione - sono 73 spinte centripete - anche quelli che sembrano essere meno espliciti in proposito. Sono cose che già sappiamo, fin dai tempi del noviziato, ma è bene ricordarcele spesso per evitare alcuni blackout nella nostra vita spirituale. Lasciamoci positivamente artigliare ogni giorno dal celebre: “Ad quid venisti?”che San Bernardo di Chiaravalle ripeteva spesso a se stesso. Credo che resti profondamente vera la risposta data da un abba del deserto a quel discepolo che gli aveva posto questa domanda: “Chi è il monaco?”. L’anziano rispose: “Il monaco è colui che si chiede ogni giorno: chi è il monaco?”. Certo non per mettere continuamente in discussione gli elementi essenziali della vita monastica ma per tenere sempre aperto il cuore a recepirne gli insegnamenti.
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