sabato 8 settembre 2012

SOLENNITA’ DELLA NATIVITA’ DI MARIA

Sì, sembra davvero  “così piccola” (Mi 5,1) -  prendendo in prestito le parole di Michea - nella prima Lettura - la presenza di Maria nel Vangelo appena proclamato che quasi il suo nome si perde in quel lungo e arido schedario anagrafico. Una galleria di ritratti nelle cui pieghe si insinua la creatività di Dio. Ogni nome, un tassello del grande mosaico della Storia della Salvezza. Una fredda, monotona litania di personaggi biblici con annesso un grappolo di promesse che, in un crescendo quasi rossiniano, sussurra sempre più forte un nome: Gesù. Egli è l’estuario benedetto in cui finisce il fiotto di vita della catena delle generazioni, un lento zig-zag che intreccia miserie e grandezze, ombre e luci. La nascita di Maria si immette in questo fiume carsico che percorre la storia di Israele e nostra e, grazie a lei, questo fiume finalmente viene alla superficie.

Se mai per noi, come cristiani, ci deve essere un vero album di famiglia coi ritratti, questo è dato proprio da quella lista di nomi. Quei nomi elencati da Matteo sono i nostri antenati perché Gesù non è solo “Dio con noi”, ma anche nostro fratello, anzi: “il primogenito di molti fratelli”, come ricorda S. Paolo nella seconda Lettura. “Molti fratelli”: noi siamo i suoi fratelli. E’ in fondo questa la vera genealogia di Gesù Cristo e noi ne facciamo parte, come figli di Maria per la sua maternità universale ricevuta ai piedi della croce. Questa famiglia, questa genealogia nuova di Gesù Cristo si dilata non per generazione ma per vocazione.

Quell’elenco si rompe all’ultimo anello. Di colpo, scocca l’ora voluta da Dio. Giunto al nome di Giuseppe, l’evangelista Matteo abbandona lo schema costante e quasi ossessionante dell’albero genealogico: “X generò Y per che Giuseppe era “lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo” (Mt 1,16). “Dalla quale è nato Gesù”… sì, davvero, tutto quell’elenco sembra snodarsi verso questo punto òmega: Gesù, radicato nel tessuto del tempo.

Ma quale souvenir portarci via da questa solennità che in oriente è chiamata anche “il natale d’autunno”? Credo che lo possiamo trovare impigliato nelle varie antifone che si muovono tutte sullo stesso festoso registro: la gioia: “gaudeamus…gaudium…cum iucunditate”. Queste parole sono avvolte in una danza di neumi gregoriani che si rincorrono! La nascita di Maria è davvero un appuntamento con la gioia, perché lei ci ha donato Colui senza il quale la nostra vita perderebbe significato e smalto.

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