Gli stessi nomi dei tre arcangeli portano rispettivamente un dono che noi vogliamo rigirare a Dom Guglielmo. Sono tre doni che vengono ad equipaggiare la donazione di sé e per sempre che Dom Guglielmo oggi compie con la professione monastica solenne, circondato dalla sua comunità, dai famigliari e parenti giunti da Malta.
Dunque … : Michele, “Chi è come Dio?”, cioè lo stupore e il senso della presenza di Dio: per noi monaci questo atteggiamento è quello che dovrebbe colorare le nostre giornate; è un angelo combattivo, da chiamare nelle crisi piccole o grandi, quando ci sentiamo travolti da alcune negatività: ci aiuterà ad andare oltre le nostre paure e a vedere nero solo quando è buio! Gabriele, “Forza di Dio”, cioè, grande libertà interiore per aderire - obbedire! - alla volontà di Dio; nella BB è l’angelo degli annunzi importanti. Mille volte meglio della posta celere, ci trasmette nel cuore gli sms di Dio, ce li fa trovare scritti negli occhi di chi vive con noi e di chi casualmente incontriamo. Raffaele, “Medicina di Dio”, cioè terapia d’urto fatta di sincera umiltà per guarire dalle sempre latenti paralisi nel praticare l’amore fraterno e nell’osservare la Regola. Questo angelo guaritore può aiutarci a fare pace con un certo nostro passato e a trasformare le nostre ferite in perle. Questi tre arcangeli Dio ce li ha dati apposta, sono lì per noi! Forse dovremmo riscoprirli di più e invocarli ancor di più.
Sono tanti i compiti che gli arcangeli e gli angeli assicurano a Dio e agli uomini ma, di certo, il più grande è quello della lode. E questo è anche il primo impegno del monaco, l’Opus Dei : Dio, primo servito. Prima del Canone, al Sanctus, la liturgia ci invita a unire i nostri cuori e le nostre voci all’esultanza degli angeli. Il monaco non ha bisogno di arrivare a quel punto della Messa: tutta la sua giornata dovrebbe essere un “Sanctus”, nella preghiera corale certo e anzi tutto ma anche per il resto delle 24 ore. Quello della laus perennis, in gran parte in coro ma non soltanto, è come un marchio di fabbrica che caratterizza, da spessore e autenticità alla vita del monaco. Anche per questo ti consegnerò tra poco il libro della Liturgia delle Ore: la Chiesa oggi ti elegge ad esercitarne ufficialmente il ministero e, come prevede il nostro Rituale, sarai insediato nel tuo stallo in Coro. La vita di un monaco ruota tutta intorno alla preghiera.
L’amore del Signore è fedele, fedele per sempre. Cerca, Don Guglielmo Maria, con tutte le forze di rispondere con quotidiana e gioiosa fedeltà alla fedeltà del Signore stesso. Non devi però mai dimenticare che questa tua consacrazione monastica è una grazia: una grazia che sprigiona ogni giorno l’aiuto necessario per la tua risposta. Non c’è amore senza una promessa, non c’è una promessa senza la percezione del “per sempre, non c’è un “per sempre” se non è fatto di santa perseveranza fino alla morte. Lo ricorda bene S. Benedetto alla fine del Prologo: “usque ad mortem in monasterio perseverantes” (Prl RB 50). Per Natanaele non è bastata la sua onestà, è stato necessario anche l’incontro con Gesù per annoverarlo tra i suoi discepoli. Anche a te, in fondo, è successa la stessa cosa anni fa: hai incontrato il Signore che ti ha ri-orientato la vita indirizzandoti, attraverso un mix di con-cause, al nostro monastero. In genere, Dio fa più di quanto aspetti quando meno te lo aspetti!
A conferma dell’investimento totale che stai facendo della tua vita su di Lui, ripeti anche tu ogni giorno la stessa professione di fede di Natanaele: “Tu sei il Figlio di Dio” (Gv 1,49).
Non voglio dilungarmi sugli impegni che la professione solenne comporta perché ad essi sei stato certamente preparato dai due Padri Maestri di formazione che rispettivamente, prima l’uno poi l’altro, la Provvidenza e l’obbedienza ti hanno messo accanto.
Recentemente, è stata pubblicata la biografia di un santo monaco cisterciense del Medioevo, Elredo di Rievaulx, con un titolo molto bello ed emblematico, che è tutto un programma: “Appassionatamente monaco”. Mi sembra che l’augurio che tutti noi ti facciamo, caro Dom Guglielmo, non possa essere diverso ma sia proprio lo stesso: sii appassionatamente monaco, cioè non condurre una vita monastica esangue e priva di smalto e slanci, ma sii testimone felice della tua scelta di consacrazione secondo la Regola di San Benedetto, nella Congregazione di Monte Oliveto.
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