Da una parte c’è la parola conclusiva dell’apostolo Paolo che nella prima lettura risuona in modo grave come una nota bassa in una cantata di Bach: “Passa infatti la figura di questo mondo” (1Cor 7,31). Un chiaro invito a puntare a un di più, discernendo ciò che è essenziale insieme ad una specie di parola d’ordine, uno slogan esistenziale: “relativizzare” tante cose del nostro vissuto per arrivare direttamente davanti a Dio.
Dall’altra c’è quel nome, il nome di Maria. Una riviera di luce dolcissima. Uno dei tanti significati, che tra tutti lampeggia, di questo nome è : “amata da Dio”… più chiaro di così?
Però a noi, in fondo, non interessano più di tanto le oltre sessanta interpretazioni etimologiche fornite dagli studiosi a riguardo del nome di Maria. E’ il suo nome, e basta. Ognuno di noi, pronunciando quel nome, davvero ci mette dentro un’infinità di significati tutti rigorosamente suoi. Questo soprattutto ci accade nel dire le 50 Ave Maria del Rosario che, con i suoi misteri, è il Credo fatto preghiera.
Un nome, Maria, con il quale bussare alla porta del cielo.
Un nome semplice, eppure ricco di fascino.
Un nome comune, eppure ogni volta che lo pronunciamo ci sembra nuovo. Un nome pieno di musica, di bellezza.
Un nome che ci provoca delle risonanze interiori in quella parte tutta nostra che è il cuore, dove lei vuole sempre intonare il Magnificat.
Un nome che non è un nome … che si trascolora in quello di mamma., che è l’altro nome, il vero nome di Maria.
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