A volte il nostro cuore
è mosso da corde che neanche sappiamo di avere. Corde come la semplicità, la
capacità di stupirsi, la freschezza interiore, la generosità nel far felici gli
altri. Questo e ben altro ancora anche in Maria che oggi festeggiamo.
Sembra di vederla
questa ragazza di Nazareth, villaggio senza storia. Lei, Maria, con ancora
nelle orecchie la voce leggera dell’Angelo e nel cuore un mix di gioia e di
confusione. Più che alla porta, l’Angelo ha bussato alla sua persona. E infatti
il racconto è tutto un dialogo. “Non
temere…concepirai” (1, 30-31). Le promesse profetiche danzano tra le parole
dell’angelo. Erano al futuro, ora sono al presente. Maria si lascia avvolgere
dal piano di Dio. Maria diventa “Ianua
coeli”, porta del cielo, perché attraverso lei Dio entra nel mondo. Anche a
ciascuno di noi è chiesto, secondo la vocazione ricevuta, di offrirsi come
porta d’ingresso di Dio là dove e con chi abitiamo.
“Non temere”, dice l’Angelo a Maria ma lo dice anche a ciascuno di
noi. “Non temere” lo devo dire anche
a me stesso, non solo quando vedo sulla mia vita le orme chiare di Dio ma
soprattutto quando esse sono cancellate, semplicemente perché (come ricorda uno
splendido raccontino) in quei momenti Dio mi sta portando in braccio. “Non temere” di ricominciare tutto daccapo:
tu non coincidi con i tuoi errori. “Non
temere” di donarti a Lui con il tuo “eccomi”, limpido e senza riserve,
prendendo come navigatore della tua vita la sua Parola e, per noi monaci e
oblati, anche la Regola di S. Benedetto.
A ognuno di noi la vita
racconta quante volte Dio è venuto a visitarci con le sue piccole “annunciazioni”:
un momento felice, una crisi, una gioia inattesa, un problema di salute, l’incontro
con una persona speciale. Come Maria dire: “Non so come… non so perché... ho
delle paure… ho dei dubbi… mi pongo delle domande… ma mi fido di Te”.
“Sì”: tutto ruota
intorno a questo piccolo e semplice monosillabo. Il “sì” di Maria deve essere
l’ icona dei nostri piccoli “sì” quotidiani.
Maria ci invita a
fidarci di Dio che ha fatto cose grandi in lei e che può fare grandi cose anche
in noi… Dire a Dio: “Fai tu”. E dopo il fidarsi di Dio c’è
l’affidarsi a Dio.
Maria ha compreso una
cosa fondamentale: Dio non ti chiama per realizzare quello che hai in testa tu.
Ti chiama o ti ha chiamato, perché vuole altro da te. Tu, così come sei. Anche
se ti senti inadeguato e pieno di ombre. I fili d’erba crescono anche nella
steppa…
Maria che si mette
nelle mani di Dio ci insegna che la vita, che è il gioco più appassionante, non
è un capitale da investire secondo i propri progetti ma secondo il sogno che
Dio ha avuto su di te creandoti. Anche se ti senti pieno di limiti. Non si deve
aver paura delle inevitabili difficoltà: l’aquilone si alza nel cielo con il
vento contrario, mai con il vento favorevole! Fare la sua volontà, con
semplicità e con una buona dose di umiltà. Meno “io” e più “Dio”. E più si sta
con le mani vuote davanti a Dio, più Lui pensa a riempirle.
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