martedì 24 dicembre 2013

NATALE (notte)


Non poteva essere che così!
Nasce per essere il custode innamorato di ogni frammento della mia vita. Un bambino, Lui, figlio della notte. Un bambino, Lui, il figlio di Dio. Dio lui stesso. Possiamo dire sottovoce agli angeli di Betlemme che anche in terra adesso c’è il Paradiso.  
                Il Figlio di Dio nasce anzitutto, come diciamo nel Credo, “per la nostra salvezza”. Ma nasce anche non tanto per essere amato, quanto per amare, per avere qualcuno da amare e dire a ciascuno di noi: io ti amo non perché ho bisogno di te, ma ho bisogno di te perché ti amo. E, come ricorda la quarta strofa del canto natalizio Adeste fideles, “come non amare chi tanto ci ha amato” (“sic nos amantem quis non redamaret”)? Capita a volte che quando si vuole troppo bene a qualcuno si perde se stessi. Alcuni colori, tra i più belli, della nostra identità si smarriscono. Amare Dio invece ci fa tirar fuori il meglio di noi stessi.
                   Natale è un po’ come dire: Dio allo specchio. Dio si tradisce con il suo amore. In questo campo Dio non è come noi uomini. Noi spesso  facciamo di una persona la nostra priorità quando poi, dopo, magari l’esperienza ci mostra che per essa non siamo stati e non siamo che un’opzione. Per Dio no. Per Lui siamo tutti figli “unici”. Se nessuno è escluso dal suo amore, però egli nasce soprattutto per i bastonati dalla vita, per quelli che hanno una grande sofferenza, per quelli che sono amareggiati, tristi, disperati, sporcati dalla maldicenza. Per quelli che sono paralizzati da problemi più grandi di loro, per chi il Natale lo passerà da solo. Oppure magari anche in compagnia ma con tanta solitudine interiore. Ci si può sentire soli anche in mezzo ad una folla. A Natale questo si avverte ancora di più. La solitudine, in questo caso, è come un grande ricevimento dove ognuno balla da solo. Tutte queste persone, e altre ancora, sono gli invitati speciali e preferiti al compleanno di Dio come uomo. Perciò se tra noi c’è chi sta vivendo queste ore di Natale con la morte nel cuore per la cattiveria di qualcuno, questa è esattamente la sua festa, perché Dio viene ad abitare dentro il suo cuore a pezzi.  Natale, ovvero elogio della piccolezza! Dio è vicino a ciò che è piccolo, debole, emarginato, insignificante… per noi, ma non per Lui!
                        Il Natale ci impedisce di bastare a noi stessi e ci educa al dono di sé. Le nostre ferite interiori spirituali, psicologiche, morali, affettive, si rimarginano nella misura in cui curiamo quelle degli altri. E così Betlemme (“casa del pane”) è dovunque le nostre mani sanno inventare atti di amore. Le nostre impronte non sbiadiscono mai sulle persone che tocchiamo per  un gesto di amore. Il Signore le fa sue, diventano tatuaggi indelebili del suo cuore. Ogni giorno è il primo giorno del resto della nostra vita. Viviamolo come fosse l’ultimo e l’unico, amando come se nessuno ci avesse mai fatto soffrire, donando senza far sentire in obbligo, perdonando senza farlo pesare. E sarà Natale ogni giorno!

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