martedì 17 dicembre 2013

NOVENA DI NATALE (Apertura)

                             
Anche la Liturgia ha i suoi twitters! Sono le cosiddette “Antifone O”, che risalgono al tempo di papa Gregorio Magno o poco dopo, che ci accompagneranno da stasera, ogni giorno al Magnificat, fino all’antivigilia di Natale compresa: sette telegrafiche antologie bibliche, ricche di riferimenti messianici, per sottolineare altrettanti titoli cristologici del Salvatore. Sette antifone con una simile struttura musicale, introdotte da una “O” più di stupore che di invocazione, e tutte si annodano in un “veni” struggente, un grido che esprime il nostro bisogno di Dio. Sapientia, Adonai, Radix, Clavis, Oriens, Rex, Emmanuel: un crescendo di inquadrature del Messia. Vi avvertiamo il desiderio appassionato di Dio di metterci suo Figlio nelle braccia. Quella di stasera, O Sapientia” viene dalla tradizione monastica applicata all’abate, come fonte di ispirazione per il suo servizio nel monastero. Un sistema anche intelligente quello che regge queste Antifone: la quinta, quella del 21 dicembre, giorno esatto del solstitio, quando cioè, toccato il massimo del buio, il sole comincia a risalire, si canta: “O Oriens..”: O Astro che sorgi…”
Esse ci aiutano a pregare con più intensità in questi speciali giorni di immediata preparazione al Natale e ci vogliono programmare interiormente per cogliere l’autentico significato del Natale. Le loro lettere iniziali, in ordine capovolto, nascondono una promessa antica: “Ero cras”, ci sarò domani. Ci sarò domani, e aggiungiamo, sempre. Non è enigmistica ma una certezza grande e consolante!

Dopo ogni “Antifona O” è bello pensare che è come se ci fossero dei puntini di sospensione che si riempiono di diversi significati, si trascolorano in parole non dette, che sono depositate nel nostro cuore, in attesa di lievitare e diventare realtà. Ma direi che soprattutto quei puntini di sospensione attendono di essere sostituiti dalle nostre  personali risposte al messaggio delle antifone. Coraggio, rispondiamo.


Mt, ci ha presentato la genealogia di Gesù, un lungo e monotono schedario anagrafico costruito con perfezione matematica. Un intreccio di luci e ombre. Nel DNA umano di Gesù c’è un concentrato di storia biblica non priva di fragilità e di colpe. Si resta colpiti dalla ripetizione quasi ossessionante (39 volte!) di un “generò”. Ma quel “generò” ci riguarda e ci provoca: si potrà dire di ciascuno di noi che il 25 dicembre 2013  “generò” nella sua vita Gesù, lasciandola da Lui illuminare e cambiare?

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