sabato 29 giugno 2013

SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO

Stiamo celebrando la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, le due colonne e i due polmoni della chiesa.
Pietro: il pescatore di Cafarnao, uomo semplice e rozzo, entusiasta e irruente, generoso e fragile. Unico per quella sua solare professione di fede, che è un resumé di teologia allo stato puro: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. E che si accorda alla pagina di Giovanni (21, 15-19), letta all’Ufficio delle Letture, dove Gesù chiede per tre volte a Pietro se lo ama. “Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene” (Gv 21,17). E’ stato un po’ l’esame di maturità di Pietro!
Paolo: l’intellettuale raffinato e polemico, lo zelante e fanatico persecutore, il convertito divorato dalla passione per Cristo. E’ significativo che questo nome - Christos - ricorra ben 400 volte nel corpus dei suoi scritti! E’ il dato biografico più importante e più bello di Paolo. Senza di lui il Vangelo sarebbe rimasto chiuso nel piccolo orizzonte di Israele. Con lui, ha valicato i confini e la storia.
Pietro: rinnegatore di Gesù. La sua storia ha un’impennata inattesa quando sbatte la testa contro i suoi limiti. Uomo abituato alle ruvide corde, all’odore pungente del pesce, alle lunghe noti passate in mare, scelto per custodire la nostra fede. Capace di piangere i suoi sbagli. Per questo pianto noi ti amiamo, Pietro, per questo tuo silenzioso singhiozzare di amico fedele, perché la tua fragilità e la tua paura sono anche le nostre.
Nonostante il suo tradimento, Gesù lo rende il primo - il leader fra gli Apostoli, consegnandogli la responsabilità di guidare la Chiesa. Ogni Papa, con la sua fede-roccia (super hanc petram!), con la potestà delle chiavi, con l’uso del binomio legare-sciogliere, è il Pietro del suo tempo.
Dio non guarda i meriti perché il suo amore non lo si merita ma lo si accoglie e condivide. Anche chi tra noi proviene da fragilità, miserie e debolezze assortite se se ne pente, può sperare e ottenere fiducia da Dio che trasforma in positivo la nostra vita. I Santi non sono coloro che non sbagliano mai, non cadono mai, non peccano mai, ma sono piuttosto coloro che, quando sbagliano si ravvedono, quando cadono si rialzano, quando peccano si pentono. La grandezza di Dio è sempre superiore ai nostri sbagli.
Adesso riascoltiamo quella inquietante domanda di Gesù, la domanda delle domande, che dal plurale si restringe al singolare: “Chi sono io per te?”. Una domanda che forse vogliamo fuggire, perché ci mette al muro. La risposta vera deve essere personale. La nostra risposta, come quella di Pietro, deve pennellare il rapporto che abbiamo con Gesù. Riguarda il “come” e il “quanto” collochiamo la sua presenza nelle nostre 24 ore. Cristo non è ciò che dico di Lui, ma ciò che vivo di Lui. “Chi sono io per te?”. Domanda da amare.

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