domenica 12 maggio 2013

SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE

No, non se ne è andato …
Gesù ha preso, per così dire, la doppia cittadinanza: quella del cielo e quella della terra. Perciò, l’Ascensione non è la festa della partenza ma è la festa della … permanenza! Gli Angeli stessi si sono lasciati sfuggire un indizio: “Perché state a guardare il cielo?”. Come a dire: è nel “basso dei cieli”, cioè sulla terra, che dovete guardare per trovare Gesù. Per cui non ci sono ore piccole e ore grandi nella nostra vita, perché ogni ora ci riserva la sorpresa della Sua presenza, che è una primavera infinita. Le sua mani sono impigliate nel folto della nostra vita, anche in certe paludi del nostro cuore. L’Ascensione … come un gioco, per farci innamorare ancora più di Lui!
E’ vero che con l’Ascensione si conclude il tempo del Gesù storico e sboccia quello della Chiesa nata dalla fede nel Salvatore, ma Gesù non fa le valigie e lascia gli apostoli e noi da soli. L’Ascensione non è un sottrarsi di Gesù ma un moltiplicarsi della sua presenza; non è una sua evasione ma l’invasione di tutto il cielo nella terra.
La sua apparente assenza comporta ritmi di presenza: nella Chiesa, nei segni sacramentali, negli occhi degli altri. Gesù non è finito nei quartieri residenziali del cielo, ogni luogo conserva la memoria segreta che Lui la abita. Quei suoi piedi che hanno camminato duemila anni fa in Palestina, girano oggi per le nostre strade. L’Ascensione ci fa anche capire che non c’è solo la forza di gravità che porta verso il basso, ma anche una forza di gravità che punta verso l’alto. E’ quel’istinto o nostalgia di cielo che tutti abbiamo dentro, anche se a volte non lo vogliamo riconoscere.
Luca ci ha riferito: “E, alzate le mani, li benedisse” (Lc 24,50). Questa è l’ultima immagine che rimane negli occhi degli Apostoli. Una benedizione che continua e raggiunge ciascuno di noi, come un abbraccio di grazia. Sappiamo che il nodo è un simbolo dell’amore. L’uomo è un nodo di umano e di divino, di tempo e di eterno, di sangue e di cielo. Questo nodo che è ciascuno di noi, diventa un nodo di sole per quella benedizione di Gesù, che corrisponde ad un’enorme investimento di fiducia e speranza su di noi perché ci chiede di essere suoi testimoni, scrivendo con i fatti una sorta di Atti degli Apostoli parte seconda. Siamo chiamati ad essere la trascrizione visibile e credibile del Risorto. Siamo chiamati ad essere la trasparenza limpida, fedele, serena del’amore di Dio.

Nessun commento:

Posta un commento