Celebriamo oggi il
compleanno canonico della nostra Congregazione. Infatti, ogni volta, la memoria
liturgica di S. Agnese ci porta in dono il lieto anniversario della sua
approvazione pontificia avvenuta il 21 gennaio 1344. Ma le due Lettere Apostoliche che Clemente VI
firmava ad Avignone 670 anni fa, erano solo l’approdo finale di un cammino
iniziato nel 1313 dai nostri Fondatori.
Un colpo d’ala per
capirne le dinamiche - tutte di pura marca evangelica - ce lo offre il brano di
Matteo con la coppia di stringatissime parabole - un messaggio a due voci – che
con la semplicità tipicamente orientale delle immagini, ci regalano due nomi
sorprendenti di Dio: tesoro e perla.
S. Bernardo e i suoi
compagni, dopo che si sono imbattuti in Gesù, hanno voltato decisamente le
spalle al loro mondo abituale. E’ stata la scoperta sensazionale che ha
determinato una svolta radicale nella loro vita. E su questa scoperta sono
stati capaci di giocarsi tutto: benessere, carriere, onori. Il contadino e il
mercante hanno la stessa reazione di rottura: vendono tutto. Il distacco nasce
dall’aver trovato. Il vero discepolo non dice: “Ho lasciato”, ma: Ho trovato”.
Quando un “perché” è forte, il “come” si trova sempre. Così anche i
nostri Fondatori: trovato il Tutto, con la “T” maiuscola, hanno lasciato il
“tutto”, con la “t” minuscola. Trovare Cristo, lasciare ogni cosa a Siena e
altrove, e seguirlo è stato il miglior affare della loro vita. Un gioco in
borsa ad altissimo rendimento!
Trovano, vanno,
vendono, comprano: sono verbi di movimento, sono i verbi della sequela Christi. Sono verbi nati
dall’aver sperimentato la gioia. La gioia che fa decidere. La gioia che
accompagna sempre quel cuore di chi, come noi, per attrazione felicemente
fatale, vuole sintonizzare e raccordare la sua vita su Gesù e la sua Parola.
Ricordiamo quel passo
vertiginoso del Prologo della Regola: “Il Signore va cercando un suo discepolo
tra la gente e dice: C’è qualcuno che
desidera la vita e desidera
trascorrere giorni felici? (cfr Sal 33,13). Se tu, all’udire queste parole
rispondi: Io, io lo voglio! Allora - dice il Signore - prima che tu mi invochi,
io dirò: “Eccomi” (RB, Prol. 14-16). E,
con Dio che ci abita dentro, c’è sempre la vera felicità. S. Giovanni Bosco una
volta ha scritto questo messaggio ad un giovane: “Il successo è avere ciò che vuoi; la felicità, invece, è amare ciò che
hai, ciò che sei e dove sei”.
Noi siamo impastati di
cielo. Fin dal primo istante del nostro concepimento il Signore ha messo la sua
firma sulla nostra carne, inserendo nel nostro personale codice genetico, in
simultanea con la vocazione monastica, il desiderio della gioia. Ed è per
questo che, stringi stringi, alla chiamata di Dio, abbiamo risposto “io!”.