domenica 1 settembre 2013

22ma Domenica del Tempo Ordinario

L’importanza di non essere importanti. Per essere importanti è importante non essere importanti. Mi sembra sia questo un po’ il messaggio di Gesù che, nel contesto di un pranzo - da osservato ad osservatore - nota il comportamento degli altri invitati, intenti nella corsa ai primi posti. Ed ecco che scocca la sua lezione, non priva di una certa vena ironica: “Tu, quando sei invitato, non metterti al primo posto ma va all’ultimo” (Lc 14, 8.10). Non mettersi in pole position! Gesù invita a farci indietro non a farci avanti.
Gesù non intende dare regole di galateo o di bon-ton.
I primi, cioè gli ultimi. “Chi si umilia, sarà esaltato” (Lc 14,11). Il rapporto con Dio e con gli altri va modellato sul rapporto che Dio ha con noi. Francesco d’Assisi diceva a Dio: “Tu sei umiltà”. Dio è umiltà, nel senso che non avendo nessuno al di sopra di sé, non può fare altro, per amare, che abbassarsi. E Gesù veramente “è tutto suo Padre”, perché in tutta la sua vita non ha fatto altro che servire, fino a lavare i piedi ai suoi discepoli.
L’umiltà, quella vera, non le sue contraffazioni. L’umiltà non è autodisprezzo. Non è umile chi dice a Dio: “Non valgo nulla, faccio schifo”. Uno così è una persona depressa, non una persona umile! Dio non fa sgorbi, ma capolavori.
L’umiltà vera è vedere e far vedere con verità chi si è. Essere se stessi non è una brutta idea. E l’umiltà è l’arte di essere se stessi. Ci libera dalla fatica di coprirci con maschere sempre più insostenibili. L’umiltà vera è accettare i propri limiti e le proprie fragilità, prendendone atto con serenità ma anche con l’impegno a correggerli. E’ non spaventarsi se abbiamo più ombre che luci: non dimentichiamo che anche le pozzanghere riflettono il sole e questo le rende meno brutte. A volte non sappiamo accettare i nostri difetti ed un giudizio negativo detto da qualcuno su di noi vale più di mille pensieri positivi, e ci mette di malumore tutto il giorno. Siamo sinceri: la più grossa fatica è quella di amarci. Non importa cosa gli altri pensano di te. Agli occhi di Dio siamo importanti, cosa vogliamo di più?
Si scrive umiltà ma si legge “servizio”. L’ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio. L’ultimo posto è sempre il posto di Dio “che è venuto per servire e non per essere servito”. Gesù ci offre anche un criterio: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini”(14,12) : sono quattro gradini del cuore. Non invitarli, perché anche loro poi ti inviteranno e così c’è solo la legge del dare e del ricevere. Un cerchio che ci chiude in una logica gretta. “Ma invita poveri, storpi, zoppi, ciechi (Lc 14,13). Cioè, fuor di metafora: accogli nella tua vita e fai sedere intorno al tuo cuore coloro che non ti possono ricambiare perché sono gli ultimi della fila, là dove vivi. Gesù poi chiude con una bellissima promessa: “sarai felice”. Perché Dio regala gioia a chi produce amore.

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