domenica 15 settembre 2013

24 ma DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il cap. 15mo del Vangelo di Luca sarà domani, dalla Liturgia della Parola, offerto alla nostra riflessione. Non si tratta di tre parabole, ma di tre racconti di un’unica parabola: quella che narra la misericordia di Dio. La pecora perduta con il pastore che rischia la vita per recuperarla, la moneta smarrita con quella casalinga che rovista dappertutto per ritrovarla, un figlio che scappa di casa con un padre che, al suo ritorno, non lo condanna ma risolve tutto in abbracci e baci di gioia e organizza una grande festa.
Con voi, vorrei però limitarmi a compiere una breve sottolineatura che riguarda un verbo che si trova proprio agli inizi del capitolo, dove brilla sinistro e inquietante: “mormoravano”… Anche Gesù ha avuto i suoi mormoratori, chi lo ha giudicato negativamente. Nessuna meraviglia se questo può forse capitare anche a noi! Mormorare, purtroppo è un verbo molto coniugato. In certe comunità, per qualcuno è lo sport preferito! Senza poi guardare se ci sono riscontri e prove oggettive, magari ci si basa sui “si dice”, sui “sembra che” - “pare che”, il tutto alimentato da grande fantasia. Con bassezza di toni e argomenti pretestuosi. Papa Francesco più volte, nelle sue omelie quotidiane nella cappella di S. Marta, ha ricordato che la mormorazione e la maldicenza sono un male grave. Se poi essa si trasformano in diffamazione e calunnia, figlie dell’ignoranza e dell’invidia, diventa peccato grave. L’esperienza dimostra che il veleno dell’invidia finisce sempre nel bicchiere di chi lo ha versato. Anche se è vero che il segreto della libertà interiore consiste nel non preoccuparsi di quello che dicono e pensano gli altri di noi, se abbiamo la coscienza a posto, non è però piacevole ritrovarsi schizzati di fango. Dice Papa Francesco: “La diffamazione avviene quando una persona davvero ha un difetto, ne ha fatto una grossa raccontarla, fare il giornalista… e la fama di quella persona è rovinata; la calunnia è dire cose che non sono vere. Questo è proprio ammazzare il fratello! Questo è come dare uno schiaffo a Gesù nella persona degli altri” (18 maggio 2013). Due giorni fa, ha ripreso lo stesso argomento, dicendo cosi: “Coloro che vivono giudicando il prossimo, parlando male del prossimo sono ipocriti, perché non hanno il coraggio di guardare i loro propri difetti. E allora li leggono o pensano di leggerli negli altri. Coloro che giudicano e sparlano degli altri sono cristiani omicidi. Se parli male del fratello, uccidi il fratello. Imiti il gesto di Caino, il primo omicida della storia.” Parole molto forti quelle del Papa e che fanno riflettere. Se poi le chiacchiere corrispondono al vero, Papa Francesco suggerisce questo comportamento: “Prega per lui. Fai penitenza per lui.” Ognuno di noi si impegni personalmente nel non cadere nella mormorazione, nella maldicenza e, peggio ancora, nella calunnia.

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