“Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo…” (Mt 1,1). Mentre i nomi si susseguono come una cascata, con un alternarsi di luci e di ombre introdotto per 39 volte da un “generò” di personaggi biblici, forse non ci rendiamo conto che, come cristiani, quella litania di ritratti è il nostro album di famiglia. Quei nomi sono i nostri antenati. Si tratta della nostra genealogia, perché noi facciamo parte di quei “molti fratelli” di Gesù, come ricorda la seconda lettura. La catena di generazioni, con un lento zig-zag che intreccia miserie e grandezze, giunta al nome di Giuseppe rompe quest’ultimo anello per dirci che egli “era lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù” (Mt 1,16). Gesù, l’estuario benedetto in cui finisce quel lungo fiume di vita.
La Liturgia della Parola della Solennità della nascita di Maria riporta intenzionalmente la nascita di Gesù , perché le due nascite sono collegate e l’una spiega il perché dell’altra. Dallo stelo Maria, il fiore Gesù. Maria nasce, cioè viene alla luce, per darci la Luce che è suo Figlio. La sua nascita è in prospettiva di quella di Gesù. Con lei inizia il cammino della Redenzione.
Ma, in povere parole, questa festa in fondo è un appuntamento con il nostro cuore. Stamattina noi siamo qui per chiedere a Maria la sua materna protezione. E chi non ne ha bisogno? Siamo qui per pregarla ed onorarla.
Il regalo più bello che possiamo farle per il suo compleanno lo troviamo indicato in quelle poche parole che ha detto alla nozze di Cana: “Fate quello che Gesù vi dice”. Facciamo il suo Vangelo. Non sostituiamolo con altri testi di vita. Mettiamoci alla scuola del suo Gesù, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il nostro prossimo. Se lo vedessimo con i suoi occhi, forse le cose andrebbero meglio. Certo, l’altro può avere limiti e difetti pesanti da accettare ma è anche vero che se non sopportiamo il suo peggio non meritiamo il suo meglio.
Il titolo di mamma per Maria non è un titolo onorifico o retorico. Lei è davvero mamma per ciascuno di noi, anche se viviamo in un certo modo,
anche se siamo lontani dal Signore. Per lei, noi siamo e restiamo suoi figli. Gli siamo stati affidati da Gesù in croce. Facciamola diventare la coinquilina dei nostri appartamenti, delle nostre case (per noi monaci, delle nostre celle), ma anche la persona con la quale noi confidiamo per prima le nostre sofferenze, i nostri dispiaceri, le nostre preoccupazioni, i nostri sbagli ma anche le nostre gioie, i nostri progetti. Permettiamole di starci accanto soprattutto quando sperimentiamo che a volerci bene c’è rimasta solo lei.
Abbiamo bisogno di Maria, un nome semplice ma che pronunciandolo ci mette addosso una gran voglia di ricominciare e di ripartire dopo periodi e situazioni difficili; forse alcune pagine del libro della nostra vita, si sono incollate tra loro racchiudendo momenti e segreti che talvolta ci fanno ancora star male. Maria: un nome che ci mette addosso una gran voglia di far pulizia nella nostra vita e nel nostro cuore, forse inquinato da qualcosa o da qualcuno. Maria: basta che questo nome risuoni nelle pareti più sensibili del nostro cuore, esso risveglia nostalgia verso tutto un alfabeto di valori che forse è andato in tilt. Abbiamo tutti bisogno di Maria, perché tutti abbiamo bisogno di umanità, sensibilità, attenzione, delicatezza, dolcezza, tenerezza, fantasia, vita!
Se qualche volta ci ritroviamo senza pace, non dobbiamo esitare a chiamarla, rivolgendoci a lei con quella umile preghiera che è l’Ave Maria. Ma questa è la preghiera che ci apre il cuore di Dio. E’ la preghiera che cambia la nostra vita.
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