domenica 2 marzo 2014

OTTAVA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A)

Essere nel cuore di qualcuno significa non essere mai soli. Tutti e ciascuno di noi, dal momento del nostro concepimento, siamo nel cuore di Dio che è il cuore di un padre che, come è stato detto, ama come una madre. E’ un po’ anche in questa direzione che ci porta il Vangelo di questa domenica, una sezione del discorso della montagna, che sembra cucito con i fotogrammi più belli offerti dalla natura e ci rivela come Gesù guardi con attenzione ad essa, ne colga il fascino facendole esprimere dei messaggi che ci riguardano. Una catechesi che è un elogio della Provvidenza divina anche se essa non viene mai esplicitamente citata. Quei dieci versetti di Matteo sono una vera lectio magistralis del rabbì di Nazareth con la quale ci invita a vivere il presente da protagonisti ma senza angosce per il futuro.
Non preoccupatevi…”. Questa esortazione di Gesù ritorna più volte, quasi come un ritornello. Le sue parole se sono un autentico antistress non sono però un invito alla pigrizia o all’apatia, non vogliono nemmeno essere un insulto a quei poveri per i quali non preoccuparsi del cibo oggi significa forse non mangiare domani.  
Gesù chiede di occuparsi del domani ma non di preoccuparsi di esso. Occuparsi è doveroso, preoccuparsi è dannoso. In una visione a S. Caterina da Siena diceva: “tu occupati di me, io mi occuperò di te”. Lasciamo a Dio il volante della nostra vita. Il domani va messo nelle mani di Dio, accogliendo con semplicità e operosa serenità l’oggi che ci è dato di vivere. Dio è sempre dietro l’angolo di ogni nostro domani. Noi non lo vediamo ma Lui vede noi! Siamo rafforzati in questa convinzione da un celebre versetto della prima lettura di domani, tratta da Isaia: “.. io non ti dimenticherò mai” (Is 49,15). Mai!: oggi, domani, sempre!
Molte persone si sciupano l’oggi perché hanno la testa solo nel domani. E’ giusto programmare e pianificare ma questo non ci deve impedire di respirare le 24 ore dell’oggi. Alcuni sono divorati dai “se”. E “se” domani mi ammalo, “se” mi succede questo, “se” mi succede quello, “se”… una particella pronominale che è un piccolo dittatore. Spesso siamo preoccupati del domani perché non riusciamo a stare nell’oggi. “A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6,34) conclude Gesù. Quindi il pensiero per ciò che dobbiamo fare non deve oltrepassare la mezzanotte di ogni giorno…
Ma l’invito di Gesù a non preoccuparci troppo della nostra vita, viene dopo l’esortazione chiara e forte ad avere il coraggio di scegliere con onestà tra “due padroni”: uno è l’antagonista o un surrogato di Dio oppure lo si può identificare con la persona (o la situazione) che ci toglie la serenità e ci fa prigionieri di tante ansie. L’altro - Dio con la sua Parola - è “padrone” solo tra “” perché ci dona invece pace, freschezza, fiducia con risvolti salutari in tutti gli ambiti della nostra vita. Ci fa evitare la cosiddetta morte “a piccole dosi” (P. Neruda).

Se uno solo è il cuore, uno solo deve esserne il padrone. Certo, questa può essere una scelta che ci può costare qualche sofferenza ma però viene a plasmare positivamente la nostra vita.

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