Rieccoci. Ogni anno,
puntuale, per il cristiano arriva la Quaresima, inaugurata dal Mercoledì delle
Ceneri che i Padri della Chiesa definivano come “la porta” del cammino di 40 giorni verso la Pasqua. Cenere sulla
testa oggi, mercoledì, e acqua sui piedi il Giovedì Santo: tra questi due riti
si incornicia la Quaresima che ha come suo imput
iniziale l’accogliere le parole di Gioele: “Laceratevi
il cuore…”, che abiamo ascoltato nella prima Lettura che è una specie di
“invitatorio” cadenzato sulla misericordia di Dio che va di pari passo con il
nostro percorso penitenziale.
La Quaresima è il tempo
della verità, della verifica della propria vita. Un tempo che è, per tutti i
credenti, l’occasione di riandare alle fonti della propria vita di fede e per
togliere, con la preghiera e certi tipi di digiuni, il terriccio che rischia di
otturare i pozzi della grazia (cfr. Gen 26,15). Certi tipi di “digiuni”. Non
c’è solo quello del cibo. Ognuno di noi, tenendo presente le proprie debolezze
e i suoi desideri disordinati sa quali digiuni attivare. Per alcuni potrebbe
essere anche quello di digiunare dalle chiacchiere, dai pettegolezzi, dalle
critiche corrosive, dalle maldicenze che Papa Francesco ha definito come “le armi del diavolo”. E, in un discorso dello scorso 18 febbraio,
ha aggiunto: “Chi parla male(in senso
pesante e con cattiveria) del suo fratello, lo uccide… è un omicida”. Non
sono parole esagerate, sono parole vere. Anche perché, in genere, queste
persone dovrebbero essere le prime a stare zitte.
La Quaresima ci provoca
ad aprire un varco nel cuore per far passare il Signore, perché lo abiti e da
lì diriga tutto il nostro agire. Per permettergli di giungere nelle pieghe e
nelle piaghe della nostra vita. Le pieghe sono certe zone d’ombra dovute a
qualche comportamento non corretto e le piaghe sono certe ferite interiori che
ci portiamo da tempo. Il Signore viene ad illuminare le une e a sanare le
altre.
Appendiamo il nostro
impegno quaresimale al triplice “tu invece…”
di Gesù, in riferimento all’elemosina, alla preghiera e al digiuno, per
maturare rispettivamente frutti di carità, di unione con Dio e di sobrietà. Un
solenne “tu autem” che ci abilita “a non accogliere in vano la grazia di Dio”
(2 Cor 6,1). L’elemosina non è solo fare un’offerta ai poveri ma la
scelta di un percorso ricco di bontà e di condivisione dei pesi degli altri. La
preghiera, quella personale, come tempo donato, letteralmente “perso” per e
con il Signore, come conferma ripetuta della nostra opzione monastica: soli Deo. Il digiuno, che non si
ferma al corpo ma ci raggiunge dentro per far venire a galla quella fame di
senso e di luce che soltanto Dio può colmare.
La Quaresima però non è
un tempo venato dalla tristezza ma un tempo da vigilia delle nozze, in cui ci
si fa spiritualmente belli “dentro”. Ce lo chiede Gesù: “Ma tu profumati la testa e
lavati il volto…” (Mt 5,17). Parole che hanno una eco in quelle della
nostra Regola: “Con la gioia del
desiderio spirituale si attenda la Santa Pasqua” (RB 49,7), un capitolo che
in controluce e filigrana è intessuto di alleluia che stanno per esplodere. La
sospensione liturgica del loro canto serve ad approfondire e amplificare il
desiderio di poterlo fare con l’entusiasmo del cuore a Pasqua.
Non siamo che polvere,
pulviscolo che abita un minuscolo pianeta chiamato terra che ruota intorno a un
sole, in una galassia che ha cento miliardi di soli, in un universo che ha
cento miliardi di galassie. Polvere. Sì, polvere ma polvere in cui soffia il vento
dello Spirito. Polvere intensamente amata da Dio. Una polvere che resta sempre
il suo capolavoro più bello. Così bello e delicato che, ogni anno, puntualmente
l’Artista (Dio) la richiama nel laboratorio del deserto per fare un trattamento
che mantenga o restituisca il suo splendore.
Le ceneri che ora
saranno messe sulle nostre teste non sono ceneri di morte ma di vita, sono
ceneri “pasquali”, perciò non vanno ricevute con un atteggiamento nichilista!
Sotto le ceneri dei nostri peccati e delle nostre fragilità può e deve covare
quel fuoco pasquale che si accenderà nella notte della grande Veglia, ma ciò
che lo farà divampare sarà solo la sincera conversione del nostro cuore.
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