mercoledì 5 marzo 2014

MERCOLEDI DELLE CENERI

Rieccoci. Ogni anno, puntuale, per il cristiano arriva la Quaresima, inaugurata dal Mercoledì delle Ceneri che i Padri della Chiesa definivano come “la porta” del cammino di 40 giorni verso la Pasqua. Cenere sulla testa oggi, mercoledì, e acqua sui piedi il Giovedì Santo: tra questi due riti si incornicia la Quaresima che ha come suo imput iniziale l’accogliere le parole di Gioele: “Laceratevi il cuore…”, che abiamo ascoltato nella prima Lettura che è una specie di “invitatorio” cadenzato sulla misericordia di Dio che va di pari passo con il nostro percorso penitenziale.
La Quaresima è il tempo della verità, della verifica della propria vita. Un tempo che è, per tutti i credenti, l’occasione di riandare alle fonti della propria vita di fede e per togliere, con la preghiera e certi tipi di digiuni, il terriccio che rischia di otturare i pozzi della grazia (cfr. Gen 26,15). Certi tipi di “digiuni”. Non c’è solo quello del cibo. Ognuno di noi, tenendo presente le proprie debolezze e i suoi desideri disordinati sa quali digiuni attivare. Per alcuni potrebbe essere anche quello di digiunare dalle chiacchiere, dai pettegolezzi, dalle critiche corrosive, dalle maldicenze che Papa Francesco  ha definito come “le armi del diavolo”. E, in un discorso dello scorso 18 febbraio, ha aggiunto: “Chi parla male(in senso pesante e con cattiveria) del suo fratello, lo uccide… è un omicida”. Non sono parole esagerate, sono parole vere. Anche perché, in genere, queste persone dovrebbero essere le prime a stare zitte.
La Quaresima ci provoca ad aprire un varco nel cuore per far passare il Signore, perché lo abiti e da lì diriga tutto il nostro agire. Per permettergli di giungere nelle pieghe e nelle piaghe della nostra vita. Le pieghe sono certe zone d’ombra dovute a qualche comportamento non corretto e le piaghe sono certe ferite interiori che ci portiamo da tempo. Il Signore viene ad illuminare le une e a sanare le altre.
Appendiamo il nostro impegno quaresimale al triplice “tu invece…” di Gesù, in riferimento all’elemosina, alla preghiera e al digiuno, per maturare rispettivamente frutti di carità, di unione con Dio e di sobrietà. Un solenne “tu autem” che ci abilita “a non accogliere in vano la grazia di Dio” (2 Cor 6,1). L’elemosina non è solo fare un’offerta ai poveri ma la scelta di un percorso ricco di bontà e di condivisione dei pesi degli altri. La preghiera, quella personale, come tempo donato, letteralmente “perso” per e con il Signore, come conferma ripetuta della nostra opzione monastica: soli Deo. Il digiuno, che non si ferma al corpo ma ci raggiunge dentro per far venire a galla quella fame di senso e di luce che soltanto Dio può colmare.
La Quaresima però non è un tempo venato dalla tristezza ma un tempo da vigilia delle nozze, in cui ci si fa spiritualmente belli “dentro”. Ce lo chiede Gesù: “Ma tu profumati la testa e lavati il volto…” (Mt 5,17). Parole che hanno una eco in quelle della nostra Regola: “Con la gioia del desiderio spirituale si attenda la Santa Pasqua” (RB 49,7), un capitolo che in controluce e filigrana è intessuto di alleluia che stanno per esplodere. La sospensione liturgica del loro canto serve ad approfondire e amplificare il desiderio di poterlo fare con l’entusiasmo del cuore a Pasqua.
Non siamo che polvere, pulviscolo che abita un minuscolo pianeta chiamato terra che ruota intorno a un sole, in una galassia che ha cento miliardi di soli, in un universo che ha cento miliardi di galassie. Polvere. Sì, polvere ma polvere in cui soffia il vento dello Spirito. Polvere intensamente amata da Dio. Una polvere che resta sempre il suo capolavoro più bello. Così bello e delicato che, ogni anno, puntualmente l’Artista (Dio) la richiama nel laboratorio del deserto per fare un trattamento che mantenga o restituisca il suo splendore.

Le ceneri che ora saranno messe sulle nostre teste non sono ceneri di morte ma di vita, sono ceneri “pasquali”, perciò non vanno ricevute con un atteggiamento nichilista! Sotto le ceneri dei nostri peccati e delle nostre fragilità può e deve covare quel fuoco pasquale che si accenderà nella notte della grande Veglia, ma ciò che lo farà divampare sarà solo la sincera conversione del nostro cuore.

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