Pericoloso incontrarsi
con Gesù.
Ce lo testimonia la
samaritana anonima, una donna “fuori orario”, perché va al pozzo nell’ora più
calda - mezzogiorno - per evitare sguardi e commenti maliziosi o silenzi di
condanna per la sua torbida esistenza. Ha bruciato diversi compagni di vita: è
arrivata al sesto marito!
Quello sconosciuto che
trova al pozzo, Gesù, attiva un dialogo che è un capolavoro di pedagogia: prima
la richiesta poi la proposta. Come un povero tende la mano per ricevere (“dammi da bere”) ma in realtà lo fa perché
la samaritana si decida a chiedergli qualcosa. Lei però intuisce che quello
sconosciuto è un uomo diverso e percepisce che vuole portarla ad incontrare se
stessa quando Gesù con delicatezza fa un’incursione nella sua vita sentimentale,
mettendone in discussione l’intera impostazione. La samaritana tenta una
manovra diversiva dirottando il discorso su argomenti non impegnativi. Anche
con una certa ironia. Ma Gesù continua a sbarrarle il passo. Allora lei fa una
fuga precipitosa nel passato: “Sei tu
forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo?...I
nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte..” (Gv 4,12 e 20). Ma
Gesù non si lascia bloccare. E allora lei tenta una disperata fuga in avanti: “So che deve venire il Messia…quando egli verrà…” (Gv 4, 25). E’ la cosiddetta conversione differita e che
forse ci riguarda. Sì, mi rendo conto che devo cambiare, ma non oggi. Domani.
La conversione invece esige un avverbio scomodo ma necessario: “subito”.
Da parte di Gesù non un
dito puntato ma una mano aperta. Non cerca indizi di colpa, cerca indizi di
amore. Non la obbliga a guardarsi in uno specchio accusatore ma le mette
davanti l’icona di ciò che potrebbe essere. Il Vangelo sembra rispettare la
privacy di quell’incontro e registra e trasmette solo poche parole, ma così
illuminanti per tutti noi. A quel pozzo, crocevia di incontri, di notizie e, a
quel tempo, anche di patti e di alleanze, c’è un abbraccio di sguardi. Per
quella donna ormai la parola peccato deve far rima solo con “passato”... Dio
non si stanca di noi ma si stanca per noi. “Quarens me sedisti lassus”, cantiamo nel Dies irae. Ci cerca e ci legge “dentro”.
Qualche anno fa il
Vangelo di oggi avrebbe potuto rivendicare i suoi diritti di autore di fronte
ad uno slogan pubblicitario di una nota bevanda: la sete è tutto, ascolta la tua sete.
“Signore, dammi di quest’acqua, perché io non abbia più sete…” (Gv
12,13). A volte ci sono delle parole che vanno al di là del loro suono,
raccontano molto più di quello che dicono. Parole come carezze. Parole come
schiaffi.
Gesù non va contro la
nostra natura ma incontro alla nostra natura che ha sete di quella pienezza che
è Lui stesso: incorporato in noi, diventa sorgente che irriga ogni zona e zolla
della nostra vita personale. Così si evita una vita affettiva frammentata e
illusoria che sforna solo rapporti non autentici. A volte noi, con certe
relazioni interpersonali, beviamo solo acqua stagnante se non avvelenata.
Quella samaritana è ciascuno di noi. Forse come lei ciascuno di noi è fragile,
con diverse cicatrici sul cuore e con una sete di amore che nessun abbraccio
umano ha colmato e colma.
Non lasciamoci logorare
da quella sete. Se lo vogliamo, siamo sempre a poca distanza da una sorgente di
acqua limpida e tonificante. Dove si trova? Qual’é il suo indirizzo? E’
qualunque tabernacolo con la Presenza viva-reale-corporale di Gesù. E’
nell’orizzonte eucaristico che dobbiamo collocare il nostro vissuto emotivo
perché sia sanato. E’ davanti al tabernacolo che dobbiamo narrarci. Una lectio humana davanti all’Eucarestia. Il
nostro cuore è troppo grande per essere abitato solo da un’altra creatura. Una
persona può occupare il nostro cuore ma solo Dio lo può riempire. Mai toccare
un cuore se non sai amarlo: Dio, sì, è l’unico che può amarlo in pienezza.
La Samaritana è andata
al pozzo per attingere acqua ma ha
trovato un altro pozzo - Gesù - con altra acqua per la sua vera sete. E’ andata
con una brocca e se ne ritorna con una sorgente. Una sorgente di ragioni forti
per vivere. Una sorgente di cielo.