Ciò che colpisce nell’uomo ricco e avido presentatoci da Gesù è la sua solitudine. Nessuno è così solo come quell’uomo che è circondato e quasi soffocato dai suoi beni. Lo vediamo a colloquio con le cifre. La sua voce ha il suono dei soldi. Si identifica con le proprie ricchezze. Lui stesso diventa campo, granaio, frumento, magazzino, numero. Non è più un uomo: è una cosa in mezzo alle cose. L’inventario delle sue fortune, le rosee previsioni di un futuro senza problemi, punteggiato da regolari abbuffate e spensierate bevute, vanno a cozzare contro un muro: “la notte”, anzi “questa notte”…”ti sarà richiesta la tua vita”. Ma, in realtà, lui era già morto da tanto tempo, chiuso nel cerchio murato del suo “io”. Continua a ripetere un unico aggettivo: “ i miei raccolti, i miei magazzini, i miei beni, la mia vita; dirò a me stesso…”. Sempre questa ossessione del “mio” e questa droga dell’ “io”. Chi vive solo per se stesso spegne il proprio domani. Uno può avere tante cose ma se gli manca Dio è il più gran povero che c’è! Nella tomba non potrà portarsi nulla di quello che ha! Se invece, come chiede Gesù, ci “si arricchisce presso Dio” tutto è diverso.
E’ un po’ anche questo e altro ancora che sta alla sorgente di una vocazione beedettina come quella ricevuta da D. Alfonso che oggi festeggia i 50 anni del suo impegno, con la professione monastica, a vivere con gioiosa intensità la sua identità di monaco benedettino olivetano. 50 anni: un bel compleanno, un lungo filo di grazia sul quale d. Alfonso ha avvolto la sua vita e sul quale è inciso soprattutto il nome di un luogo: Rodengo. E quindi è molto bello che, voi del paese siate presenti numerosi insieme a noi monaci - di questo monastero e di Monte Oliveto - per associare tanti e assortiti sentimenti di riconoscenza e gratitudine.
50 anni: è la festa dell’incontro di due fedeltà: quella da parte di Dio e quella da parte del monaco. Ma è soprattutto la prima che conta perché l Signore sa che siamo fragili. Dio non cerca e non chiama uomini perfetti. Ci prende come siamo, con i nostri chiaro-scuri, con le nostre ombre, con i nostri limiti di ogni tipo. Basta far salire Lui nella barca della nostra vita, anche se la barca magari fa acqua da tutte le parti. Non dimentichiamo che non siamo noi a scegliere Lui ma Lui ha scegliere a noi. Questo ci può essere di conforto. Certamente ci sono persone migliori di noi, con più qualità e capacità, ma Dio fa come gli pare, può scegliere anche quelli sono considerati o che si sentono loro stessi degli scarti, inadeguati, pieni di limiti e fragilità anche grosse. Dio può far saltare tutte le cosiddette controindicazioni. Sì, può scegliere degli stracci per farne tovaglie d’altare. Molti invece si avvicinano a Dio con il progetto personale della propria vita cercando quasi di strappargli la firma di approvazione. Non si può fare così. Bisogna seguire quello che è il suo progetto su di noi, qualunque esso sia. Occorre massima fiducia e serena apertura alla sua volontà.
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