La celebrazione liturgica della Solennità dell’Assunzione delle Madre del Signore ci invita a guardare a questo dogma mariano nel quadro globale della storia della salvezza - c’è in lei il pieno compimento del mistero pasquale di Cristo - e come una realtà che ci riguarda da vicino. Non è solo un fatto personale di Maria ma ne siamo tutti coinvolti. Non è una verità mariana isolata ma è anche una verità circa il nostro futuro finale: lei è già ciò che tutta la Chiesa sarà. Qui possiamo cogliere un aspetto della maternità di Maria verso di noi: lei ci genera alla speranza della vita eterna, prospettiva che ci riconduce all’essenziale, ci da orientamenti precisi, ci evita di essere schiacciati sul presente.
Maria non è emigrata in cielo: è rimpatriata. Ci ha aperto la strada. Lei è già sulla riva dell’eternità. Arrivata prima, aspetta ognuno di noi per l’abbraccio con Dio. La processione di cui facciamo parte è iniziata. Come credenti, noi abbiamo il cielo incorporato.
Domani, all’interno della liturgia della Parola, il Vangelo - Lc 1,39-56 - ci trasmetterà il noto episodio della visita di Maria a S. Elisabetta, l’incontro tra il Nuovo e il Vecchio Testamento. Come un ostensorio che cammina, la Madonna già porta Gesù per le strade del mondo. Qui noi possiamo cogliere l’immagine di ogni credente: “portare Verbum”( Origene), portare la Parola, missione di ogni battezzato. “Benedetta tu”: è la prima parola che risuona nel dialogo tra Maria e Elisabetta. Forse dovremmo custodirla come un tesoro e farla nostra. E’ la nota giusta per le nostre relazioni interpersonali. Cioè benedire, dire bene, cercare le parole più buone; dire all’altro: tu sei una benedizione di Dio per me, tu sei un dono di Dio per me, farlo sentire come tale. Altrimenti i nostri rapporti interpersonali saranno solo una ginnastica relazionale.
La stessa pagina evangelica ci srotolerà nel cuore il celebre canto di Maria, caratterizzato da gioia, stupore e gratitudine - Il Magnificat - con il quale la Chiesa, nella Liturgia delle Ore chiude ogni giorno la celebrazione dei Vespri. Un mosaico di citazioni e riferimenti biblici, un alternarsi di emozioni delicate e di drammi storici. Un nuovo decalogo (ci sono come dieci “onde”!) non più prescrittivo di comportamenti verso Dio e i fratelli ma narrativo di un Dio che è per l’uomo. In nessun’altra pagina del Vangelo troviamo così tante parole dette da Maria che accoglie Dio per la grandezza che esso ha. Ognuno di noi riceve Dio nella misura in cui lo “magnifica”, cioè gli cede posto ( “più” posto!) nella sua vita e questo comporta rimpicciolire il proprio io, talvolta ingombrante.
Avere la fede di Maria che pone al centro non quello che io faccio per Dio, ma quello che Dio fa per me.
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