venerdì 10 agosto 2012

FESTA DI SAN LORENZO MARTIRE

La liturgia di questa festa è come intessuta di fuoco e di stelle, di fiamme e di bagliori in cui emerge la dimensione più  coinvolgente di chi vuole essere discepolo del Signore crocifisso e risorto, così come Lui ci ha appena indicato nel Vangelo ora proclamato.

In verità, in verità vi dico…”  (Gv 12,24).  Tutti sappiamo che questa ripetizione nel linguaggio biblico equivale al nostro superlativo assoluto. Quindi si tratta di una importante affermazione di Gesù.  Immediata ed esplicita. E’ sicuramente autobiografica perché Lui sarà il vero seme che dona la vita per la nostra salvezza, ma chiunque vuole essere suo discepolo deve fare lo stesso percorso e indirizzarsi alla medesima scelta. Così ha fatto anche San Lorenzo.

Se il chicco di grano non muore, rimane solo; se muore produce molto frutto” (Gv 12,24). E’ una legge della natura ma è anche una regola di vita per il cristiano. La parola centrale non è morire, ma molto frutto. Lo sguardo è sulla fecondità. Vivere è dare vita e ci sono molti modi per farlo. Dare la vita è ciò che fa intense e generose le nostre giornate. Le occasioni non mancano, si affacciano continuamente. Basta volerle incontrare. Non dare è già morire. L’amore nel Vangelo è un verbo: dare. Tutto ciò che non viene donato va perduto. L’amore non dice mai: basta ma dice: tutto. Per questo ognuno di noi deve sentirsi impegnato, con i gesti del servizio, a farsi chicco di grano seminato nel quotidiano monastico convertendo in seme ogni sua ora, nella terra della nostra comunità.

E’ il segreto della felicità del monaco. Almeno idealmente, sulla tomba di ognuno di noi si dovrebbe leggere: “Ha creduto all’amore”.

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