sabato 2 giugno 2012

VIGILIA DELLA SANTISSIMA TRINITA'

Terminato il ciclo liturgico pasquale, la liturgia si e ci immerge nuovamente nel tempo ordinario. Con la solennità della Trinità si vuole quasi fare una sintesi della storia della salvezza, celebrando insieme il mistero del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, la Trinità  di cui noi siamo viva immagine dal momento del battesimo. Sappiamo tutti che il termine "Trinità" fu coniato da Tertulliano (160-220 d.C.) per facilitare la comprensione del concetto che altrimenti avrebbe richiesto più parole: "tre"+"unità" = trinità. Sebbene tale vocabolo non compaia mai nella Bibbia, in essa ne troviamo comunque il contenuto che si delinea progressivamente fino a raggiungere un'essenziale chiarezza: un unico Dio in tre persone uguali e distinte, il Pare, il Figlio, lo Spirito Santo.

Sul mistero della Trinità il Vangelo che sarà proclamato domani ci offre il racconto di un monte anonimo di Galilea e dell'ultima missione affidata da Gesù agli undici discepoli che sono usciti dal sottoscala della paura. Dice Matteo : "Gesù avvicinatosi a loro...". Gesù non si stanca mai di avvicinarsi, di venirci incontro. E' sempre incamminato verso di me, bussa alla mia porta e mi affida la sua Parola, nonostante incertezze e fragilità. Gesù non affida il mistero trinitario a gente di prestigio o ad acute intelligenze, ma ad un gruppo di pescatori di Galilea, illetterati e carichi di dubbi. Noi ci possiamo serenamente accodare a loro, consapevoli di non capire ma con la semplicità dei bambini cadere in una resa adorante e fare nostre le parole di S. Elisabetta della Trinità: "Ho trovato il cielo sulla terra perché il cielo è Dio e Dio abita nella mia anima". Ecco cos'é la Trinità: il cielo  "dentro" di noi. Noi ne siamo l'abitazione.
Un giorno una catechista ha chiesto ad un bambino della sua classe: "Senti: il Padre celeste è Dio, Gesù Cristo è Dio, e pure lo Spirito Santo è Dio:  come fa ad essere così, come fanno a stare insieme queste cose?". Il bambino riflette un attimo e poi risponde: " Si vede che Dio è il nome della famiglia". Un risposta che fa sorridere ma che, nella semplicità, contiene un'intuizione di fondo. Dio è una famiglia. Dio è una comunità di amore. E, se noi siamo fatti ad immagine di Dio, se ciascuno di noi con il Battesimo diventa "casa Trinità", se la Trinità si intreccia con la nostra vita, scopriamo e leggiamo la nostra vocazione ad essere persone di relazioni. Anche se non è facile. Ma non è impossibile. I santi ce lo insegnano.

Nessun commento:

Posta un commento