Dopo 50 giorni dalla Pasqua ci viene data la pienezza della
luce, cioè lo Spirito Santo, "dulcis
hospes animae" come canta la bella sequenza gregoriana.
Le classiche immagini del fragore, del fuoco, del vento sono
quanto mai appropriate per esprimere stupore, emozione, meraviglia. Forse
potremmo dire, come ma molto di più, infinitamente di più, come avviene quando ci
lascia per sempre una persona cara. La sua presenza continua. Anzi, proprio la
sua assenza fisica, comporta ritmi di presenze. Non siamo case vuote ma
abitate. Lo Spirito Santo è il debordare dell'amore di Dio che ci consegna i
noti sette doni. Lo Spirito Santo è fonte di comunione ecco perché la
Pentecoste è l'anti-babele.
Con Lui, Maestro interiore che ci illumina la strada, abbiamo
una marcia in più per evitare gli sbandieratori di ricette di felicità a buon
prezzo e certi supermercati di illusioni.
Lo Spirito Santo bussa ad ogni porta, attende risposte,
suscita energie insperate. Il lavoro dello Spirito Santo è quello di dare la
vita. Lo affermiamo anche nel Credo: "...et vivificantem". Ecco perché la Parola più connessa con lo
Spirito Santo è quella di "nascita", con tutto il suo vasto e
variegato registro di significati. Sì, lo Spirito Santo, è tutto un lungo
ripetersi di respiri vitali. La vita è nata da un soffio divino, dal respiro
creativo del Ruach, come ci ricorda
la BB, un soffio di immortalità nelle narici dell'uomo e la vita è partita. Ci
vogliono milioni di respiri per mantenerla ma quando sorella morte arriva ce ne
andiamo esalando un ultimo solitario respiro. E' tutto un lungo ripetersi di
respiri, in ogni pensiero, azione, sogno, attesa. Un respiro che segna armonie
e disarmonie, che raccoglie ossigeno e rilascia anidride carbonica...cioè:
raccoglie energia e rilascia rifiuto, raccoglie vita e rilascia morte. Un
mantice stupendo donatoci dal Creatore, nel quale inserire coesistente, inseparabile
e all'unisono il respiro dello Spirito Santo che ci sana, ci converte, ci
libera, ci riarmonizza con noi stessi e con gli altri, guarisce le nostre più
segrete ferite o quelle provocateci dalla cattiveria di qualcuno.
Non è perciò tempo perso quello dedicato ad invocare
lo Spirito Santo perché venga a dare una sveglia alla nostra fede. E allora, in
questo momento, face to face con lo
Spirito Santo facciamo così: socchiudiamo gli occhi e con fede, con forza e con
passione, con il desiderio di una vita rinnovata, sponsorizzata da Lui, diciamogli ancora una volta: "Vieni,
luce dei cuori!".