Notte amara, quella dei
sette discepoli. Un brutta notte dentro di loro e sul mare, e in ogni riflesso
d’onda hanno visto naufragare un volto, una vita. Loro sette, su quella
barchetta che ciondolava lenta verso la riva dopo una notte di pesca senza
risultati.
E poi c’è quel loro “no”, corale ed immediato, indirizzato a Gesù che chiede qualcosa
da mangiare. E’ il “no” più pesante
del Vangelo. Come a dire: ” lontano da te non abbiamo niente”. Alla nostra
povertà interiore che chiama, risponde sempre la compassione di Dio. E con abbondanza. La rete, dietro indicazione
di Gesù, viene gettata dalla parte destra: come dal tempio scorre l’acqua che
risana, come dal costato esce sangue e acqua. Pesci, tanti pesci, troppi pesci! Dio non si
lascia vincere da nessuno in generosità. Il numero simbolico di 153 pesci sta
proprio ad indicare la sazietà, oltre che immagine della Chiesa che accoglie
tutti i popoli.
Il Signore ci
incoraggia a ricominciare quando il mare della vita sembra svuotato di
speranza. Alla fine della nostra notte più fallimentare, se capitasse, il
Signore ci sprona a ripartire nuovamente. E’ bello e confortante quell’inciso:
“…stetit Iesus in littore”-“Gesù stette sulla riva” (Gv 21,4). Gesù
è sempre sulla riva a cui si approda magari da naufragi di tempeste
esistenziali, di storie andate a male. In comunione con altri perché, come ricorda
un proverbio, se da soli si va più veloci, insieme con altri si va più lontano.
Ma per gettare la rete
occorre essere “in rete” con Gesù, cioè vivere in sintonia e cooperativa con
Lui, altrimenti la rete della nostra vita la buttiamo sempre dalla parte
sbagliata. Non riconoscono subito Gesù come tale. Forse hanno un po’
ragione per la loro diffidenza iniziale.
Non si accettano sogni dagli sconosciuti. Ma Gesù vuole solo consegnarci il
senso vero della vita.
Giovanni, con occhio
limpido e cuore intuitivo, è come una vedetta, riconosce subito Gesù: “E’ il Signore!” (Gv 21,7). E’ davvero importante avere questa capacità di
vedere nella vita il Signore; riuscire andare oltre i fatti, oltre certe
nebbie…
Per incontrare il
Signore sono necessari pazienti “avvistamenti” fatti di lettura e ascolto della
sua Parola, di preghiera e di adorazione, soprattutto di amore che ci pulisce
la vista.
Pietro, come sempre impulsivo, si butta a nuoto per
andargli incontro. Stavolta è lui che precede Giovanni: non è come la sera di
Pasqua dove Giovanni l’aveva battuto nella corsa al sepolcro. Il suo nuotare
nel mare è simbolo del nostro andare verso Gesù. Gesù lo si raggiunge così: con
energia, con sforzo costante, ma soprattutto con il desiderio del cuore.