venerdì 1 novembre 2013

SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

Forse, neanche loro, i Santi, sanno di essere così tanti. Una litania infinita di nomi, annoverati in quel numero simbolico di 144.000, registrato dal passo dell’Apocalisse. Una contabilità impossibile. Un censimento irrealizzabile.
I Santi, conosciuti e sconosciuti, sono la prova e la garanzia che si può vivere il Vangelo. Oggi oltre ad essere la festa dei santi dovrebbe essere la “festa della santità”! Della nostra santità. Di noi, santi incipienti. Basterebbe togliere una lettera: invece di leggere “tutti i santi”, leggere “tutti santi”… Se non subito, almeno prima possibile. Col grembiule del servizio e in dialogo orante non-stop con Dio.
La santità non è infatti un dono esclusivo ed elitario per pochi fuoriclasse della fede o per chi ha doni straordinari! Essa è la naturale vocazione di ogni cristiano. Il cristiano o è santo (almeno nelle intenzioni e buona volontà) o non è tale. Santi non si nasce ma si diventa con una scelta da rinnovare ogni giorno, consumata là dove siamo chiamati a vivere, anche con i gesti più piccoli: una briciola può sembrare di poco valore ma è sempre pane … Madre Teresa suggeriva di essere come una matita in mano al Signore, che Lui potesse usare come voleva. Recentemente, Papa Francesco ha esortato ciascuno di noi ad essere la carezza di Dio su ogni “tu”. Ma prima della mano si deve muovere il cuore, altrimenti è solo un toccare l’altro senza senso. U(n grande santo diceva che bisogna far scendere il cuore alle mani.
Interpretare la vita sullo spartito delle nove Beatitudini, che ci lasciano ogni volta emotivamente pensosi e sconcertati. Frasi semplici e brevi che si intrecciano come una litania. Esse sono delle sfide e delle provocazioni ad andare contromano e controcorrente rispetto ad una certa mentalità. La chiave di lettura è Gesù stesso perché esse sono il suo ritratto, ci narrano di Lui perché raccontano in filigrana la sua vita ma sono anche il salmo della felicità del cristiano. Ma attenzione perché Gesù definisce beati i poveri ma non la povertà. Dio è dalla parte di chi piange, ma non dalla parte del dolore. Le beatitudini fotografano con nove brevissimi scatti la coraggiosa inversione che Dio suggerisce a chi si ritrova in una lista di nove situazioni di sofferenza e di prova. Ad esempio, forse quella più paradossale: “Beati gli afflitti”. Non ho bisogno di andare sotto la pioggia per non piangere da solo perché Dio è nel riflesso più profondo delle mie lacrime per moltiplicarmi il coraggio di andare avanti. E’ al mio fianco, è forza della mia forza, mi apre il futuro. Ogni beatitudine infatti ci apre una finestra di cielo. Ogni beatitudine contribuisce al prodotto interno lordo della felicità. Quella vera! Beate Beatitudini!

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