L’ “alto” e l’altro…
Con il Vangelo di questa domenica, ci vengono incontro due sorelle, Marta e Maria, due amiche di Gesù insieme con il fratello Lazzaro. Bisogna accantonare l’interpretazione datata e superata che vede in Marta l’immagine della vita attiva e in Maria di quella contemplativa, con un 30 e lode alla seconda e un 18 alla prima. Marta e Maria sono un’unica icona. Ma resta lì, e nessun esegeta lo può cancellare, l’affettuoso e delicato rimprovero di Gesù: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolto” (Lc 10,41). Qual è questa parte migliore, scelta da Maria? E’ tutta condensata in un verbo: “seduta”… “Maria seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola” (Lc 10,39). Si mette a scuola di Gesù che gli fa imboccare la strada del darsi. Marta si limita a quella del dare.
Marta accoglie Gesù in casa ma lo tiene fuori da se stessa. Maria ospita Gesù nella sua interiorità, come fosse un tabernacolo.
Marta offre delle cose. Marta offre se stessa.
Marta fa. Maria “è”.
Marta si caratterizza per i brontolamenti. Maria per lo stupore estatico di stare in compagnia di Gesù.
Marta sente. Maria ascolta. C’è differenza tra sentire e ascoltare. Sentire è un problema di acustica, ascoltare è un problema di cuore. Ascoltare è sedersi vicino a qualcuno. Non sbirciare l’orologio. Si ascolta con le orecchie, ma si ascolta con lo sguardo. Si ascolta con gli occhi. Si ascolta con le mani che si tendono per aiutare.
Ma non si tratta di scegliere tra Marta e Maria. La dimensione Marta e la dimensione Maria devono coabitare in noi. Marta e Maria, non Marta o
Maria. Sono due sorelle e vanno tenute insieme. Marta non può fare a meno di Maria, perché il nostro servire ha la sua sorgente in Dio che fa grande e buono il cuore. Maria non può fare a meno di Marta, perché l’amore per Dio non ci fare le corse con gli angeli in cielo ma ci fa muovere i passi in gesti concreti. I pensieri più belli e profondi che sono quelli targati servizio, nascono in ginocchio. Perché è davanti al Signore, all’Eucarestia, che impariamo a servire nel modo giusto. Altrimenti, tutti i nostri gesti di bene sono come il rumoroso agitarsi delle pentole e dei mestoli di Marta.
Marta e Maria si tengono per mano per farci capire che l’amore è un binario doppio: Dio e i fratelli. Avere le mani di Marta e il cuore di Maria. Scocca qui, per ognuno di noi, la doppia beatitudine: “Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio. Beati quelli che la mettono in pratica” (Lc 8,21).
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