domenica 8 aprile 2012

SANTA PASQUA 2012

"Amare qualcuno è come dirgli: tu non morirai mai" (Gabriel Marcel). Credo che sia stata un po' questa la sigla a quel nodo di sole che Maria di Magdala si portava nel cuore uscendo di casa al mattino presto mentre, come dice il Vangelo, "era ancora buio".

La pagina dell'evangelista Giovanni assomiglia più alla concitata radio-cronaca della conclusione di una gara podistica che non ad una impegnata e solenne affermazione dottrinale. Sembra quasi di sentirvi ancora l'ansimare affannato dei vari personaggi. E' un Vangelo di corse.

Maria di Magdala vede che la pietra posta all'imboccatura della tomba di Gesù è stata ribaltata, il sepolcro è aperto come il guscio di un seme. Corre subito trafelata da Pietro e Giovanni i quali, elettrizzati dalla notizia, a loro volta si mettono a correre con il cuore in gola.  Alla tomba ormai vuota giunge per primo Giovanni, il discepolo dell'amore: l'amore fa correre più veloci. Ma anche il passo più lento di Pietro fa giungere questi alla tomba: non è mai troppo tardi per credere nel Risorto. Correre è un gioco, ma per Pietro e Giovanni è la corsa della speranza. Pietro, morso dal tradimento e Giovanni appannato dalla delusione. Manca un corpo alla contabilità della morte. La morte, antichissima padrona dell'uomo, è stata sconfitta. Essa non può più dire l'ultima parola. Sono cambiate le regole del gioco.  Adesso si nasce per vivere e si muore per nascere. La nostra tomba sarà una culla! La Risurrezione di Cristo è un bollettino di vittoria! La Pasqua è davvero il compleanno di un mondo nuovo.
Giovanni, il discepolo che Gesù amava, arriva per primo a capire che Gesù è risorto proprio perché l'amore gli ha fatto intuire ciò che per la ragione era dubbio. "Si vede bene solo con il cuore" (Saint-Exupery). Accogliere il Risorto nella propria vita vuol dire accogliere il suo Amore e perciò tutto cambia. E allora, ciascuno di noi dica adesso al Signore: anche se io ti amo poco, anche se non lo merito, anche quando mi illudo di amare Te senza amare gli altri, anche quando sono un inguaribile figliol prodigo, quando fuggo da Te, quando nessuno mi ama, amami Tu Signore.  Amami Tu Signore e sarà Pasqua per me.

SANTA PASQUA 2012 (veglia)

In questa notte, madre di tutte le veglie (S. Agostino), in questa veglia delle meraviglie, un unicum, coinvolti da un condensato di simboli, pieni di mistero ma anche di concretezza: fuoco-cero-acqua- e nutriti in abbondanza da pagine bibliche che sono un gigantesco affresco della storia della salvezza, adesso noi sfociamo in un giardino in cui una pietra rimossa lascia intravvedere una tomba vuota. Lui, il Cristo, là non c'è più. I rintocchi di morte si sono trasformati in semi di vita.

"Non abbiate paura": che bella questa consegna del giovane vestito di bianco, indirizzata personalmente anche a ciascuno di noi,in questa che è la più splendida notte dell'anno. "Non abbiate paura": siamo perciò chiamati a convertirci alla gioia, una conversione difficile forse ma così necessaria.

La risurrezione di Cristo è un grande "sì" alla vita dell'uomo e ci recapita tanti messaggi. Ad esempio, che la nostra vita ha un senso, nascendo non siamo come dei pacchi postali senza indirizzo gettati nel giro di circa sei miliardi di persone. Ci dice che Gesù Risorto non smetterà di darti amore e capacità di amare anche quando tu non vorrai più amare nessuno, nemmeno te stesso; che Gesù Risorto non smetterà di guardarti con tenerezza anche quando tu guarderai il mondo e gli altri con odio e rabbia; che Gesù Risorto non smetterà di darti speranza anche quando tutto ti sembrerà perduto; che Gesù Risorto non smetterà mai di offrirti le stelle anche quando tu non arai più voglia di guardare il cielo; che Gesù Risorto non smetterà mai di far crescere i fiori nel tuo giardino anche quando tu li comprerai di plastica; che Gesù Risorto non smetterà di darti fiducia anche quando tu non l'avrai più per stesso; che Gesù Risorto non smetterà mai di volerti bene.

Davvero in questa notte speciale abbiamo tanti motivi per fare un pieno di gioia che ci garantisce ogni collasso di speranza.

Buona Pasqua così, una Pasqua che ci regala un codice di comportamento assai provocatorio:
Articolo uno: Bisogna vivere da risorti!

Non c'è articolo due...

giovedì 5 aprile 2012

GIOVEDI' SANTO


Amore donato, tradito e ridonato. Questo è il grande messaggio del Giovedì Santo,di ogni Giovedì  Santo.

 Le righe del Vangelo appena proclamato sono le righe della nostra vita e ci proiettano nei tre giorni più decisivi di Gesù e della nostra fede. Noi siamo assediati dall'amore di Dio, un amore che si mette in ginocchio per dimostrarcelo. Le sue mani sui nostri piedi. Non è facile capire un Dio così.

Ma tutto comincia da lì. C'è un pane sulla tavola e c'è del vino. C'è un pane, ma non è un pane qualunque: è la stessa vita di Gesù. C'è del vino, ma non è un vino qualunque: ha il colore del sangue. Il gruppo sanguigno è quello di Gesù di Nazareth. Da quel momento non abbiamo più bisogno di guardare in alto per cercare Dio.  Lui è un cielo così vicino che per vederlo, basta alzare gli occhi sull'altare alla Messa, dopo le parole della consacrazione, e lì accarezzare il Paradiso che è a portata di mano. Lui è lì, presenza viva. "Mistero della fede" ci fa proclamare la liturgia ma si potrebbe anche aggiungere: mistero dell'amore!

C'eravamo anche noi quella sera. C'eravamo anche noi, così come siamo. Con i nostri slanci di conversione e con le nostre debolezze. Noi così facili e pronti talvolta a vendere o a svendere con cattiveria mentale i nostri fratelli. Eravamo lì anche noi in quella cena di amore e di tradimenti, cena della gioia di stare con gli amici e dell'amarezza per il loro abbandono. Sembra che Giovanni filmi la scena al rallentatore quasi a voler inquadrare tutti particolari: si alzò-depose le vesti-prese un asciugatoio-se lo cinse-versò dell'acqua-lavò i piedi-li asciugò. Il primo dei sette verbi usati dall'evangelista è : "si alzò" (Gv 13,4). Un gesto che ha la solennità di un atto liturgico. Non si può amare e servire senza scomodarsi. Senza uscire da una certa cornice di egoismo.

Un grembiule. Una brocca. Dell'acqua che tintinna. Per una liturgia della tenerezza.  Gesù non depone solo le sue vesti, ma depone anche la sua vita ai nostri piedi. Gesù lava i piedi a tutti. Non alza la testa sopra le caviglie, non fa differenze tra fedeli e traditori. Ci guarda non dall'alto ma dal basso e ci insegna che si può guardare un'altro dall'alto in basso solo per aiutarlo ad alzarsi. Prende tra le mani i piedi di ciascuno di noi e pensa a tutti i nostri passi sbagliati, alle nostre fughe da Lui. Lava i piedi anche a Giuda che presto avrebbero oscillato nel vuoto, nella morsa tragica e disperata del suicidio. Giuda, meglio, nostro fratello Giuda perché ha avuto assegnata in anticipo la parte riservata a ciascuno di noi. Il gesto di Cristo curvo sui nostri piedi non ci deve mandare in estasi ma mandare in crisi. Quel gesto ci consegna l'arte del servizio. E' il testamento di Gesù.
Come Giovanni, recliniamo anche noi la nostra testa sul petto di Gesù perché dal suo cuore apprendiamo l'arte dell'amore cristiano che non consiste tanto nell'amare e servire ma nel comprendere che amare è servire.